lunedì 16 novembre 2020

DA CAJAMARCA A LIMA

Le sollevazioni popolari nelle piazze e nelle strade in Perù che hanno portato prima alle dimissioni della maggior parte dei ministri seguite a breve da quelle del presidente Merino in carica solamente per cinque giorni,non devono far pensare che la protesta sia nata per la rimozione di quello precedente Vizcarra in quanto quello che ha infiammato i peruviani è la voglia che il filotto di rappresentanti politici dell'ultima generazione passando da Fujimori e Kuczynski(vedi:madn e-qui-da-noi? )arrivando proprio a Maunel Marino,tutti servi dell'imperialismo che ha creato enormi danni in Perù,possa finire.
Dopo i due studenti(forse tre)morti per la repressione poliziesca nella capitale Lima c'è stata la svolta con le dimissioni di Merino del partito di Azione Popolare(un Pd peruviano che dal centrosinistra allegramente è finito a centrodestra)che era salito al potere per successione(nello Stato andino in mancanza di elezioni avanza il Presidente del Congresso):a tal punto migliaia di peruviani sono scesi in strada per protestare contro questo regime che dovrebbe andare avanti ancora per sei mesi,per staccargli la spina al più presto(vedi il primo contributo:contropiano peru-si-dimette-il-presidente-merino-dopo-la-brutale-repressione )
Da anni il Perù è alla mercé delle multinazionali che sfruttano le risorse e la manodopera,in un clima di dilagante corruzione che è il male del paese oltre alle solite infiltrazioni statunitensi che fanno ciò che vogliono,sappiamo che non è una novità per tutto il Sudamerica,con politicanti fantoccio al potere.
Il secondo articolo(infoaut la-fine-degli-incas )parla di storia ed in particolar modo di uno degli episodi più infami accaduti durante la conquista spagnola in tutto il continente latino americano con i fatti di Cajamarca il cui anniversario cade proprio oggi dove il sanguinario conquistador Pizarro con l'inganno(gli iberici dissero astuzia)rapì l'imperatore Inca Atahualpa massacrando migliaia di indigeni e dopo avere ottenuto un riscatto di 80 metri cubi d'oro lo uccise ugualmente.
Si può affermare che i vari Pizarro della storia stiano ancora rubando e usurpando sia il territorio che il popolo peruviano,che d'altro canto non molla e cerca di lottare contro delle forze più forti e potenti di loro con la certezza di riuscire prima o poi a sovvertire e ripristinare il giusto ordine della storia.

Perù. Si dimette il “presidente” Merino, dopo la brutale repressione.

di  Corriente Socialista de las y los Trabajadores  

Qua di seguito riportiamo la dichiarazione della Corrente Socialista dei lavoratori CST di fronte alla crisi politica che si vive in Perú, che ha fatto un salto nelle ultime ore a seguito dell’assassinio dei due giovani studenti da parte della polizia nazionale, questo ha obbligato Manuel Merino a rinunciare alla presidenza della Repubblica.

Corriente Socialista de las y los Trabajadores – CST

In strada! La CGTP deve convocare uno sciopero nazionale ora!

Bisogna lottare per buttare giù tutto il marcio regime del ‘93!

Dopo l’assassinio dei due giovani per mano della polizia, c’è stata una sequela di dimissioni dal gabinetto appena nominato da Merino. Le mobilitazioni, nella grande maggioranza auto-convocate e spontanee si estendono in tutto il Perù. 

La gioventù nelle strade sta dando mostra di una forte disposizione alla lotta e di coraggio di fronte alla brutale repressione che c’è a Lima e nelle principali città del paese. 

È urgente che la Confederazione Generale dei Lavoratori del Perù (CGTP) chiami a uno sciopero nazionale contro la brutale repressione poliziesca e statale, e, per demolire dalle fondamenta la costituzione fujimorista che ha permesso e promosso il sorgere di una casta politica completamente corrotta e separata dagli interessi della grande maggioranza del popolo lavoratore.

È questa casta politica dei Kuczynski, i Fujimori, i Vizcarra, i Merino e tutta questa confraternita di politici al servizio dell’imperialismo che ha approfittato della pandemia per arricchirsi a costo delle vite, del dolore e della sofferenza del popolo peruviano. 

Il Fronte Amplio, oltre alla sua burocratizzazione, non si è distinto da questa casta politica e oggi riceve il rifiuto delle migliaia dei mobilitati. Questo è prodotto del carattere del suo programma di collaborazione di classe, e di una strategia rispettosa dell’ordinamento giuridico fujimorista.

Nelle ultime ore le mobilitazioni hanno fatto un salto e si intensificano. L’odio dei/le lavoratori/trici, la gioventù e il popolo nelle strade fa sentire il suo averne le tasche piene di questa casta politica e di una “democrazia” che sta al servizio del saccheggio delle risorse naturali e dell’aggravare lo sfruttamento dei lavoratori della campagna e della città, e dell’esclusione e oppressione dei popoli indigeni e delle grandi maggioranze popolari.

E invece, il Congresso oggi si appresta ad approvare un’uscita reazionaria alla grave crisi dopo le dimissioni di Merino. Il nome di Gino Costa, rappresentante dei seggi del Partido Morado, comincia a risuonare come possibile rimpiazzo di Merino. Niente di più e niente di meno che un altro rappresentante di quella casta politica profondamente corrotta e al servizio dei padroni e dell’imperialismo. 

Queste misure disperate stanno cercando di prolungare la vita di questo regime moribondo nel tentativo di arrivare alle elezioni generali di aprile del 2021 che possano decomprimere la bollente atmosfera politica e ricondurre le aspirazioni democratiche di milioni di persone dietro una qualche variante del regime politico attuale.

È urgente sconfiggere questo piano reazionario del congresso. È urgente dare impulso alla lotta per un’Assemblea Costituente Libera e Sovrana, per discuter di che paese hanno bisogno e vogliono i lavoratori e il popolo, per farla finita con l’ingerenza imperialista e il saccheggio delle risorse naturali da parte delle transnazionali, farla finita con le leggi e disposizioni antioperaie e antipopolari implementate durante tutti questi anni di neoliberismo esagerato, per discutere la proprietà della terra e i diritti agrari di milioni di contadini e popoli indigeni. 

La lotta per questa ACLS permetterà che milioni di lavoratori comprendano che questa [Assemblea] si potrà realizzare solo imponendola con la mobilitazione generalizzata di tutto il popolo, mediante lo sciopero generale politico e convocato da un governo provvisorio delle organizzazioni operaie, contadine e popolari in lotta.

Per questo noi della Corrente Socialista delle Lavoratrici e dei Lavoratori CST, facciamo appello ad esigere alla CGTP e alle altre organizzazioni sindacali e popolari l’immediata convocazione alla mobilitazione generale dei lavoratori e allo sciopero generale per espellere questa casta corrotta e profondamente antidemocratica e antipopolare, perché quello che c’è in gioco è [la possibilità di] approfondire questa crisi per aprire e imporre, dal basso, un processo costituente non a misura delle caste parassitarie che litigano per il controllo dello Stato, bensì un processo costituente libero e sovrano per chiudere con la reazionaria Costituzione del 1993 e con il regime politico che su questa si sostiene.

In questa lotta, la gioventù ha un gran posto di combattimento, come sta dimostrando nelle strade durante gli ultimi giorni. Davanti alla brutalità poliziesca repressiva è urgente dare impulso all’organizzazione dell’autodifesa, del diritto alla protesta per le libertà democratiche oggi minacciate da questa casta politica corrotta.

Bisogna dare impulso a tutte le forme di autorganizzazione dei lavoratori e del popolo, basate sulla più ampia e profonda democrazia di quelli che lottano per impedire che tutti gli sforzi per buttare giù questa costituzione fujimorista siano nuovamente traditi e negoziati dalla burocrazia sindacale e dai movimenti sociali come è successo con la marcia dei 4 Suyos che ha espulso Fujimori però ha aperto la strada a Toledo. 

La gioventù mobilitata insieme ai lavoratori e al popolo deve forgiare oggi un’uscita diversa e al servizio delle grandi maggioranze lavoratrici.

https://www.laizquierdadiario.com/Tras-la-brutal-represion-renuncio-Merino-Hay-que-luchar-por-tirar-abajo-todo-el-podrido-regimen-del?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Newsletter

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16 Novembre 1532: La fine degli Incas.

Il 16 novembre 1532 Il generale spagnolo Francisco Pizarro incontra nella città andina di Cajamarca l’imperatore Inca Atahualpa.

Rappresentante dell’imperatore Carlo V – nel suo regno (si vantava) «non tramontava mai il sole» – Pizarro era accompagnato da 168 soldati, 62 cavalieri e 106 fanti, forniti di spade e armature d’acciaio, 12 archibugi (spettacolari ma difficili da caricare). Atahualpa aveva con sé un esercito di 80.000 soldati, armati solo di bastoni, mazze e asce di pietra, legno e bronzo, fionde e armature di tessuto.

La sproporzione fra il numero degli spagnoli e quello dell’esercito di Atahualpa era tale che in una delle cronache redatte da testimoni spagnoli, fra cui i due fratelli di Francisco Pizarro, Hernando e Pedro, si racconta: «Noi spagnoli (..) eravamo nascosti nei cortili vicini, colmi di terrore. Molti di noi, dal gran spavento, orinarono senza volerlo».

L’esercito di Atahualpa occupava tutte le alture che circondavano Cajamarca. Pizarro era entrato in città e aveva nascosto nei cortili vicini alla piazza centrale i suoi uomini, pronti a uscire dai loro nascondigli a un suo segnale. Il generale mandò a incontrare l’inca Frate Vincente de Valverde, che con una croce in una mano e la Bibbia nell’altra arrivato di fronte ad Atahualpa gli disse: «Sono un Ministro di Dio e ammaestro i Cristiani nella Santa dottrina ed in tale veste giungo a te. Le mie parole sono le parole che Dio ci ha dato in questo Libro. Pertanto, in nome di di Dio e dei Cristiani, ti prego di accoglierli in amicizia, perché tale è la volontà di Dio e tale sarà il tuo interesse».

Atahualpa gli chiese di fargli vedere il libro, ma non sapeva come aprirlo, perché gli amerindi non conoscevano la scrittura, e lo gettò via, rosso in volto. Allora Fra Vincente si rivolse a Pizarro invitandolo a fare uscire i soldati che spararono sugli indiani disarmati e poi iniziarono a ucciderli con le loro spade. Sette o otto cavalieri rovesciarono la lettiga su cui viaggiava Atahualpa e lo catturarono, uccidendo tutti gli indiani della scorta . Il resto dell’esercito, terrorizzato dai cavalli, che non avevano mai visto, dagli spari e dalle armi luccicanti, si disperse e in breve tempo i 168 spagnoli uccisero almeno settemila amerindi.

Pizarro tenne in ostaggio Atahualpa per otto mesi, durante i quali si fece consegnare 80 metri cubi d’oro e poi , nonostante le sue promesse di amicizia, lo fece uccidere. Dopo la morte di Atahualpa, utilizzando i rinforzi che intanto erano arrivati da Panama, Pizarro iniziò la guerra di conquista di tutta la regione andina che, precedentemente, faceva parte dell’impero Inca.

Questa ovviamente è la versione dei fatti di parte spagnola; la verità dei perdenti al solito è stata cancellata.

Fonte: La Bottega del Barbieri

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