L'automatismo e la sterilità con cui è stata programmata la manifestazione antifascista di ieri a Como non è piaciuta a chi fa antifascismo ogni giorno e non a comando e soprattutto se è il Pd,il vero colpevole che ha sdoganato il neofascismo e il neonazismo in Italia,a chiederlo.
Un clima non di lotta e di festa ma asettico ed istituzionale,troppo politicizzato in un senso che riduce il vero spirito della lotta ai fascismi che invece spesso sono incarnati negli atti di un governo e di un partito che con i decreti sulla sicurezza,sul decoro delle città,politiche liberticide in materia di lavoro,scioperi sempre più difficili da organizzare e facili da colpire chi li fa,politiche su sanità ed educazione indecenti e quelle abitative ancora peggio.
Ecco cosa c'è dietro la faccia di chi ha organizzato quella manifestazione e contemporaneamente impedito quella degli studenti comaschi,chi siede alla stessa tavola dei banchieri e dei padroni,degli imprenditori che sfruttano e dei palazzinari e dei faccendieri,mafiosi e devastatori del territorio.
E' stato non un atto di fede ma una pubblicità pre elettorale dettata più dalla ricerca di qualche voto nella sfera a sinistra del Pd che da una reale voglia di mettere al bando movimenti e gruppi antidemocratici e anticostituzionali.
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Quant’è fasullo l’antifascismo recitato dal Pd.
di Redazione Contropiano
“Il fascismo c’è ancora? C’è, esso si annida nei centri studi e nei consigli di amministrazione delle banche e della grande industria (e.. delle multinazionali), nelle cattedre universitarie, nelle aule dei tribunali……”.
“Ha il viso della conservazione (e.. dello sfruttamento..) affinché il poco fascismo visibile mascheri meglio il molto fascismo invisibile…“
Franco Fortini, commentando il film documento “Allarmi siam fascisti..” (1962)
Che la gente scenda in piazza contro il fascismo è un bene. Semmai il problema è che lo si fa troppo poco, in modo occasionale, solo quando dall’alto arriva l’invito a farlo.
Peggio ancora. In Italia vendiamo ogni giorno che ai fascisti dichiarati è consentito di tutto, mentre agli antifascisti veri che contrastano il tentativo dei fascisti di infiltrarsi nei quartieri e nelle scuole lo Stato riserva abitualmente manganellate, cariche, denunce, arresti, fogli di via…
C’era insomma – e fin da subito – puzza di imbroglio nella “chiamata antifascista” arrivata dal Pd e dai vertici istituzionali.
Certo, il gruppetto di skinhead veneti in trasferta a Como solo per intimidire un’associazione (cattolica, peraltro) impegnata nell’accoglienza ai migranti meritava risposte all’altezza. Sia di massa che istituzionali.
Purtroppo, agli studenti antifascisti comaschi è stato vietato di manifestare in corteo. Il che appare quantomeno singolare. Dà insomma la sensazione che il Pd doveva avere il monopolio del tema…
Certo, gli episodi di provocazione o aperta aggressione neofascista sono numerosi e sempre più frequente.
Ma c’è qualcosa che non convince…
Le manifestazioni e i cortei sono un modo della “società civile” di richiamare l’attenzione dei governanti su certi temi. Si manifesta contro la riforma delle pensioni (con molti ostacoli polizieschi) per pretendere che il governo smetta di allungare l’età pensionabile e di ridurre gli assegni. Si manifesta contro il razzismo e per i diritti ai migranti. Si manifesta per l’occupazione e contro i licenziamenti (sempre più ostacolati dalle “forze dell’ordine”). E si manifesta contro i fascisti che ci sono, qui e ora, non soltanto contro una parola infame.
In tutti i casi è una parte di popolo che fa vedere di non essere d’accordo col potere, col suo modo di affrontare e risolvere i più vari problemi.
In piazza, ieri, si sono presentati ministri in carica, segretari di partiti di governo, alte cariche istituzionali, oltre a molta gente che aveva molte ragioni per manifestare contro i fascisti. Comprendiamo le persone, ma i governanti perché?
Se un ministro – o il segretario del partito principale del governo – vuol far vedere di essere davvero preoccupato per il pericolo rappresentato dai fascisti ha tutti i poteri per agire e risolvere il problema.
Ci sono infatti numerose leggi che vietano la ricostituzione del partito fascista, che definiscono reato l’apologia di fascismo, che permettono insomma di confinare le nostalgie mussoliniane alle cantine maleodoranti da cui certi esseri provano a venir fuori. I ministri agiscono contro i pericoli, non manifestano per dire che ci sono.
E invece no. Il governo, lo Stato, il partito principale del governo, la Rai (che è statale), i grandi media mainstream, fa anni rifocillano amorosamente le scarse milizie fasciste attive in questo paese. Invece di reprimerle – come Costituzione e leggi prescrivono – le coccolano, le giustificano, le portano in televisione a spiegare cosa vogliono fare e come, ne condividono le pulsioni razziste e le propongono come accordi internazionali con qualche milizia libica “di fiducia”.
E poi lamentano che il fenomeno cresce, conquista (scarso, ma comunque troppo) consenso.
O sono scemi, o mentono. E a noi non sembrano davvero scemi…
E allora la conclusione può essere soltanto una. La manifestazione di ieri – al netto della brava gente che vi ha partecipato perché preoccupata – è uno spot elettorale di una classe dirigente in affanno, che sente avvicinarsi il momento della propria individuale defenestrazione.
L’ha lanciata, come idea, quello stesso Walter Veltroni che da sindaco ha regalato a CasaPound un palazzo nel centro di Roma. Ha fatto le sue brave dichiarazioni il ministro che per primo avrebbe dovuto attivare gli anticorpi antifascisti istituzionali, ossia quel Marco Minniti che invece – come ministro ora, come delegato al controllo dei servizi segreti prima (con Renzi premier) – accettava e accetta senza fiatare relazioni semestrali dei Servizi come questa, del 2016, che così descrivevano le attività della microgalassia neofascista:
“Il quadro della destra radicale ha continuato ad evidenziare divisioni interne e dinamiche competitive, che hanno precluso una più incisiva azione comune, nonostante l’esistenza di alcuni condivisi orientamenti sulle tematiche di maggiore attualità.
Le formazioni più rappresentative, che ambiscono a un accreditamento elettorale, hanno incentrato l’attività propagandistica, rivolta soprattutto ai contesti giovanili e alle fasce sociali più disagiate, su argomenti di richiamo come la sicurezza nelle periferie degradate dei centri urbani, le problematiche economico-abitative “degli italiani” e l’occupazione, nonché la critica nei confronti del sistema bancario e dell’Unione Europea.
In particolare l’emergenza migratoria, ritenuta tra i temi più remunerativi in termini di visibilità e consensi, ha ricoperto un ruolo centrale nelle strategie politiche delle principali organizzazioni che, nel tentativo di cavalcare in modo strumentale il fenomeno, facendo leva sul malessere della popolazione maggiormente colpita dalla congiuntura economica e dalla contrazione del welfare, hanno sviluppato un’articolata campagna propagandistica e contestativa (manifestazioni, presidi, attacchinaggi, flash mob) contro migranti e strutture pubbliche e private destinate all’accoglienza, influenzando indirettamente anche la costituzione di “comitati cittadini” di protesta.
Dei “bravi ragazzi”, insomma, “impegnati nel sociale” (certo, un tantino strumentalmente) per soffiare sul fuoco delle difficoltà economiche e trasformarle in guerra tra poveri.
Sono utili, indubbiamente. Per questo i ministri “manifestano” con una faccia, e li promuovono con un’altra. Per questo, questi ministri e questo partito “Ha il viso della conservazione (e.. dello sfruttamento..) affinché il poco fascismo visibile mascheri meglio il molto fascismo invisibile…“
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Un antifascismo che puzza di fascismo.
di Sergio Scorza
Un po' di chiarezza? Ricapitoliamo: dopo il blitz dei neonazisti di Como della scorsa settimana, oggi PD, MDP, CGIL, Sinistra Italiana e Campo Progressista hanno fatto, tutti insieme e proprio lì, una “manifestazione antifascista istituzionale” a cui hanno aderito Boldrini, D’Alema e Veltroni. Il corteo indetto dagli studenti comaschi è stato, invece, negato dalla Questura locale.
Ecco servito il nuovo “antifascismo istituzionale” che segue l’appello accorato di Walter l’amerikanissimo contro l’ ”onda nera” che sta infestando l’Europa ma che serve, in realtà, a tirare fuori il PD dal cul-de-sac in cui l’ha spinto quel testone di Renzi.
Prova ne è il fatto che questi antifascisti dell’ultima ora nulla hanno da obbiettare se, alle realtà sociali e politiche che vengono continuamente minacciate ed aggredite dai fascisti e che praticano il proprio antifascismo militante, viene vietato di manifestare. D’altronde, come potrebbero se, poi, quel genere di disposizioni a Prefetti e questure le danno proprio loro?
«Nulla di peggio del fascismo degli antifascisti» scrisse Pier Paolo Pasolini sulle pagine del Corriere della Sera, il 16 luglio 1974, in “Scritti Corsari”. Una profezia che suona più che mai attuale se è vero che quest’ “antifascismo istituzionale” ci ricorda, così tanto, quell’ “antifascismo” che servì da alibi perfetto, ad un Partito Comunista Italiano ormai completamente imballato nel compromesso storico, per annientare tutto ciò che stava alla sua sinistra e per far fuori, definitivamente, l’intero movimento di classe negli anni settanta.
Così, oggi, questo “antifascismo istituzionale” fa il paio con la riduzione in schiavitù del lavoro messo in atto con la copertura dei sindacati complici; con i tentativi di compressione del diritto di sciopero e della rappresentanza sindacale; con le politiche securitarie e del “decoro” che colpiscono nuovi poveri e migranti; con l’imposizione fascista ai territori ed alle popolazioni locali di quelle “grandi opere” che fanno grandi solo i profitti di mafie e consorterie amiche(vedi TAV e TAP).
E non è stato proprio un caso se quest’estate il ministro Minniti ha raccolto un’ovazione alla “festa Atreiu”, organizzata da Giorgia Meloni. “In quella platea che festeggiava Italo Balbo – che lì celebrano come trasvolatore, ma che noi ricordiamo come feroce e vile squadrista sconfitto a Parma dagli Arditi del Popolo di Picelli – il ministro di polizia, lo sbirro, ha trovato la sua sede naturale” sottolineò Giorgio Cremaschi durante il convegno di Bologna dello scorso promosso da Eurostop e convocato proprio per aprire un confronto sulle azioni da mettere in campo per difendere l’agibilità politica e democratica nel nostro paese, minacciata dal modello repressivo incarnato dall’azione delle Leggi Minniti-Orlando
Se è da temere questo rigurgito neo-fascista, non di meno, è da temere questo “antifascismo istituzionale” che salta fuori a qualche mese dalle elezioni e che viene confusamente agitato proprio da chi sta devastando la vita sociale e politica mentre non ha nemmeno il coraggio di approvare una legge minima di civiltà qual’è lo “Ius Soli” proprio perché è da un pezzo che sta correndo dietro le parole d’ordine della destra più infame.
Questo è uno di quei casi in cui mi ritorna in mente, ossessivamente, una frase, di paternità incerta – da alcuni attribuita a Mino Maccari e da altri ad Ennio Flaiano – che dice, pressapoco, così: “i fascisti si sono sempre divisi in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”.
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