La capitale è da sempre al centro di quello che accade nella vita pubblica e sociale,politica ed economica,di tutta la nazione,ed è lo specchio di quello che succedo un po in tutto il territorio italiano,ed recenti casi purtroppo numerosi di intolleranza e di violenza nei confronti dei migranti sono tuttavia una piccola parte negativa a confronto della solidarietà e dell'aiuto che tutta una cittadinanza offre ai più indifesi.
Perché gli atti quotidiani di cuore del popolo romano difficilmente entrano nei notiziari mentre quelli allarmanti lo stesso,ma di numero inferiore che sono di sopraffazione e di odio vengono mostrati e direi anche giustamente alle persone.
Atti di odio e di paura come l'aggressione al cittadino italiano di origine bengalese aggredito da quattro razzisti a Tor Bella Monaca per via dell'assegnazione di una casa popolare è solo l'ultimo di una lunga fila che nel contesto di una città di milioni di abitanti fa notizia(ecn.org/antifaroma-bengalese-aggredito-a-calci-e-pugni il secondo contributo).
Al tempo stesso con un lavoro di anticipo(quando se ne è a conoscenza)un gruppuscolo di neofascisti di Cacca Povnd è stato costretto a rimanere nei pressi della stazione della metropolitana di Santa Maria del Soccorso in quanto intimoriti dalla presenza di centinaia di romani de Roma o immigrati che erano a presidiare il tratto di strada che i ratti di fogna volevano percorrere per manifestare contro un centro di accoglienza(contropiano roma-un-popolo-sbarra-la-strada-ai-fascisti ).
Un bel segno che ci fa dire che i nostalgici non hanno agibilità politica ne il permesso di camminare o manifestare su suolo pubblico se contrastati dai compagni e naturalmente se non sono spalleggiati dagli amici sbirri,un percorso da esportare in tutte le realtà dove queste merde tentano di riemergere dalle loro putride fogne.
Roma.Un popolo sbarra la strada ai fascisti sulla Tiburtina.
di Redazione Contropiano
Un presidio di centinaia di persone, un popolo di “italiani” e “immigrati” che insieme hanno riempito l’incrocio di via della Vanga, nel popolare quartiere di Tiburtino III per sbarrare la strada ai fascisti di CasaPound che volevano manifestare contro un centro di accoglienza in via del Frantoio. Una provocazione apertamente razzista che ha motivato tanti compagni ma anche tanti migranti che da tempo vivono a Roma, spesso come protagonisti delle lotte sociali sull’emergenza abitativa. Guarda il video del presidio a Tiburtino
I fascisti sono rimasti confinati alla fermata della metropolitana di Santa Maria del Soccorso. “Se provano a entrare nel quartiere noi avanziamo” era stato il messaggio chiaro e forte consegnato dagli antifascisti alle forze di polizia che sin dalla mattina hanno presidiato massicciamente il quartiere.
Al presidio popolare e antifascista, dalle 16.00 alle 19.30 si sono alternati interventi al microfono e canzoni di lotta. Una presenza massiccia e unitaria di tutte le realtà politiche e sociali della Tiburtina, popolare quadrante della periferia est. Un segnale importante ma anche, come è stato affermato in alcuni interventi, la necessità di non giocare più di rimessa sulle iniziative dei fascisti ma di giocare d’anticipo presidiando il territorio sul piano dell’intervento e della presenza sociale. Guarda e ascolta l’intervento di un abitante di Tiburtino III
Anche il tentativo dei fascisti di penetrare sulla Tiburtina, qualche giorno fa il tentativo è stato respinto a San Basilio ( vedi l‘intervento di uno dei giovani antifascisti di San Basili) , è la conferma dell’uso politico che gli apparati statali stanno facendo dei fascisti: una testa d’ariete per la guerra tra i poveri e per facilitare la guerra contro i poveri scatenata dalle classi dominanti. Un ruolo confermato dai gravi fatti di Milano e dalle provocazioni in città come Genova dove Casa Pound vorrebbe aprire una sede in piazza Alimonda, la piazza dove è stato ucciso e c’è la lapide a Carlo Giuliani.
Anche oggi la provocazione dei fascisti in un quartiere popolare ha trovato una risposta adeguata, ma è evidente come occorra un cambio di passo che riconnetta intervento/radicamento popolare e antifascismo militante.
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Roma, bengalese aggredito a calci e pugni per la casa popolare a Tor Bella Monaca ·
E' accaduto lunedì scorso in largo Mengaroni. L'uomo ha denunciato la vicenda al commissariato di polizia Casilino Nuovo
Picchiato perché straniero, ancorché con cittadinanza italiana, beneficiario di un alloggio popolare. È quanto accaduto lunedì scorso al bengalese Howlader Dulal di 52 anni, a Tor Bella Monaca, che ha denunciato la vicenda al commissariato di polizia Casilino Nuovo. Secondo quanto raccontato dall'uomo, ad aggredirlo con calci e pugni, in largo Ferruccio Mengaroni, quattro ragazzi italiani tra i 20 e i 25 anni ai quali stava chiedendo informazioni per raggiungere l'abitazione popolare assegnatagli dal Comune. "Qui non c'è posto per te. Lascia stare le case popolari", avrebbero detto i ragazzi strappandogli le carte che aveva in mano prima di aggredirlo brutalmente. "Abbiamo presentato denuncia per lesioni con aggravante dello sfondo razziale", ha spiegato Paolo Palma, l'avvocato che difende il 52enne.
Dulal che è in Italia da 26 anni e lavora regolarmente in un ristorante, è perfettamente integrato. "Lui lavora, ha un figlio laureato - spiega Palma - e un altro disabile come disabile è anche lui perché cardiopatico". "È ottavo in graduatoria tra gli aventi diritto all'alloggio popolare. Dopo l'aggressione, in comune gli è stato detto di portare la denuncia così gli avrebbero cercato un altro alloggio in un luogo diverso".
A dicembre dello scorso anno alcuni abitanti di via Filottrano, a San Basilio, erano scesi in strada per evitare che la famiglia assegnataria, marito e moglie marocchini con tre bambini, prendesse possesso di un alloggio Ater. "Non vogliamo negri nè stranieri qui, ma soltanto italiani" ripetevano i manifestanti ai caschi bianchi del gruppo sicurezza pubblica emergenziale e gruppo Tiburtino. La famiglia ha poi ottenuto un alloggio a Tor Sapienza.
A gennaio alcune decine di militanti di estrema destra hanno organizzato un picchetto bloccando, di fatto, l’ingresso al condominio a una famiglia egiziana, legittima assegnataria di un alloggio Ater, e facendo intanto rientrare nella casa i due giovani italiani che la occupavano abusivamente.
Picchiato perché straniero, ancorché con cittadinanza italiana, beneficiario di un alloggio popolare. È quanto accaduto lunedì scorso al bengalese Howlader Dulal di 52 anni, a Tor Bella Monaca, che ha denunciato la vicenda al commissariato di polizia Casilino Nuovo. Secondo quanto raccontato dall'uomo, ad aggredirlo con calci e pugni, in largo Ferruccio Mengaroni, quattro ragazzi italiani tra i 20 e i 25 anni ai quali stava chiedendo informazioni per raggiungere l'abitazione popolare assegnatagli dal Comune. "Qui non c'è posto per te. Lascia stare le case popolari", avrebbero detto i ragazzi strappandogli le carte che aveva in mano prima di aggredirlo brutalmente. "Abbiamo presentato denuncia per lesioni con aggravante dello sfondo razziale", ha spiegato Paolo Palma, l'avvocato che difende il 52enne.
Dulal che è in Italia da 26 anni e lavora regolarmente in un ristorante, è perfettamente integrato. "Lui lavora, ha un figlio laureato - spiega Palma - e un altro disabile come disabile è anche lui perché cardiopatico". "È ottavo in graduatoria tra gli aventi diritto all'alloggio popolare. Dopo l'aggressione, in comune gli è stato detto di portare la denuncia così gli avrebbero cercato un altro alloggio in un luogo diverso".
A dicembre dello scorso anno alcuni abitanti di via Filottrano, a San Basilio, erano scesi in strada per evitare che la famiglia assegnataria, marito e moglie marocchini con tre bambini, prendesse possesso di un alloggio Ater. "Non vogliamo negri nè stranieri qui, ma soltanto italiani" ripetevano i manifestanti ai caschi bianchi del gruppo sicurezza pubblica emergenziale e gruppo Tiburtino. La famiglia ha poi ottenuto un alloggio a Tor Sapienza.
A gennaio alcune decine di militanti di estrema destra hanno organizzato un picchetto bloccando, di fatto, l’ingresso al condominio a una famiglia egiziana, legittima assegnataria di un alloggio Ater, e facendo intanto rientrare nella casa i due giovani italiani che la occupavano abusivamente.
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