Oggi si parla di storia e più precisamente si ricorda la ricorrenza del regicidio di Umberto I re d'Italia avvenuto per mano dell'anarchico Gaetano Bresci che con tre rivoltellate lo uccise a Monza nel 1900.
L'Italia in quel periodo non se la passava molto bene,almeno le classi meno abbienti e più povere dove la gente moriva di fame ed infatti due anni prima nella prima metà dell'anno 1898 tutto il paese aveva avuto dei moti popolari di protesta per via della situazione sociale ai limiti e oltre della sopportazione umana.
A Milano vi furono gli episodi più gravi divenute famose col nome delle quattro giornate di Milano(ma anche con nome di protesta dello stomaco)quando ci fu la ribellione totale dei cittadini ridotti alla miseria che assaltavano i forni visto che la scintilla principale fu l'aumento di quasi il doppio del prezzo del grano e quindi del pane mentre il ceto popolare cominciava ad istruirsi ed il socialismo faceva i suoi primi passi nella testa della gente.
Il tutto fu sedato nel sangue con l'intervento dell'esercito sotto la guida del generale Bava Beccaris su mandato del governo e per l'appunto del re Umberto I che causarono la morte di un centinaio di persone e il ferimento di diverse centinaia.
Anche questo fu sicuramente uno dei motivi che portarono l'operaio tessile Bresci interessato dalla politica fin da giovanissimo a compiere l'omicidio del re:l'anarchico più celebre d'Italia era già stato incarcerato a Lampedusa ed emigrò negli Usa tornando in Italia verso la fine dell'ottocento.
Articolo preso da Infoaut(infoaut storia-di-classe )con questo di Wikipedia sui moti milanesi(wikipedia )
29 luglio 1900: Gaetano Bresci uccide il re.
Il 21 luglio 1900 il re d'Italia Umberto I raggiunge, come quasi tutte le estati, la sua residenza di Monza, città nella quale vive e si incontra con la sua amante, Eugenia.
Il 29 luglio è una calda domenica in Brianza e il re, dopo aver cenato, esce dalla propria dimora per presenziare ad un evento mondano, la premiazione degli atleti della società di ginnastica Forti e Liberi.
Dopo la premiazione Umberto I monta in carrozza per tornare alla residenza ma, riconoscendo tra la folla che fa ala un ufficiale, si alza in piedi per salutarlo: è in questo momento che viene colpito da tre proiettili di revolver.
Il re era già stato oggetto di due tentativi di attentati negli anni precedenti: il primo a Napoli nel 1878 quando era stato colpito da un colpo di pugnale inferto da Giovanni Passante, disoccupato, ed il secondo nel 1897, quando Pietro Acciarito da Artena, anch'egli disoccupato, aveva cercato di accoltellarlo.
Mentre il re ha già perso conoscenza e la carrozza si avvia velocemente verso a villa reale, un uomo viene immediatamente arrestato in mezzo alla folla, senza opporre alcuna resistenza, e senza fare dichiarazioni: è Gaetano Bresci, anarchico.
Gaetano Bresci ha 31 anni, è un tessitore di seta nato nel pratese, attivo nel tentativo di rovesciare le miserrime condizioni in cui versano lui e la propria famiglia, nonché tutto il proletariato contadino ed urbano, sin dagli anni dell'adolescenza. Già arrestato e confinato per un anno a Lampedusa in seguito alla partecipazione ad uno sciopero, nel 1897 aveva deciso di abbandonare l'Italia, per trasferirsi in America, dapprima a New York e in seguito a Paterson.
Durante il suo soggiorno in America Gaetano continua però a seguire le vicende politiche della sua terra natale, e in particolare rimane molto colpito dalla durissima repressione messa in atto dal regio esercito contro il popolo che, ormai stremato,aveva assaltato i forni nella Milano del 1898. A seguito di questa insurrezione (la "protesta dello stomaco"), infatti, vi furono più di cento persone uccise e centinaia di feriti, mentre il generale Fiorenzo Bava-Beccaris, al comando dell'operazione, venne insignito della Croce dell'ordine militare dei Savoia.
A tutt'oggi non si sa come e quando sia maturata in Bresci l'idea del regicidio, ma con buona probabilità sono da escludersi le teorie che lo vorrebbero sorteggiato in un gruppo di anarchici americani, così come quelle complottiste sostenute da Giolitti.
Bresci, difeso dall'avvocato Francesco Saverio Merlino, verrà processato per regicidio e condannato all'ergastolo. Il 23 gennaio 1901 verrà trasferito nel carcere di Santo Stefano presso Ventotene, dove gli verrà dato il numero di matricola 515.
Egli indosserà la divisa degli ergastolani, con le mostrine nere che indicano i colpevoli dei delitti più gravi, i piedi saranno legati da spesse catene.
Il 22 maggio 1901 un dottore verrà chiamato nella sua cella per constatarne la morte: la versione ufficiale sarà suicidio, ma le circostanze della sua morte desteranno non poche perplessità. Le voci interne al penitenziario sosterranno che tre guardie avrebbero fatto irruzione nella cella, lo avrebbero immobilizzato con una coperta, e lo avrebbero massacrato di botte (nel gergo carcerario questo si chiama "fare il santantonio").
Un delitto di Stato sarebbe quindi la pena per un delitto contro lo Stato, nonostante la pena di morte fosse stata abolita dal Codice Zanardelli nel 1889.
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