La domanda è sorta spontanea da quando il gatto e la volpe Renzi & Poletti,il premier che non è mai stato votato ed il ministro del lavoro che non ha mai lavorato in vita sua,hanno vantato l'assunzione di 79 mila nuovi lavoratori e subito dopo l'Istat ha detto che la percentuale dei disoccupati è aumentata dello 0,1% a febbraio.
Chiaro che c'è una discrepanza nei dati ed ovviamente gli affabulatori Renzi & Poletti sono nel torto e hanno raccontato ancora balle ampiamente diffuse dai servili e complici mezzi d'informazione,solo che a questo giro di ruota ci sono state polemiche e qualcuno ha gridato fuori dal coro sia in televisione che sul cartaceo.
L'articolo di Infoaut cui aggiungo questo più ricco di dati(http://www.senzasoste.it/politica/disoccupati-in-aumento-renzi-mente-e-tutti-lo-capiscono )parlano dei 79 mila posti di lavoro che sono in realtà richieste informative delle aziende per ottenere gli sgravi fiscali oppure trasformazione di contratti già in essere,passati dal tempo determinato a quello indeterminato a tutele crescenti(job act dove ti lasciano a casa quando vogliono),in pratica una riassunzione con ancor meno diritti e un decurtamento dello stipendio.
In realtà ci sono stati 44 mila posti di lavoro in meno(tra gennaio e febbraio),è questo il dato che è emerso da quelli in mano all'Istat e che sono da ritenersi quelli reali e veritieri,con un'ulteriore aumento della percentuale di disoccupazione dei giovani e degli inattivi,ormai quelli che ci hanno messo una pietra sopra ed il lavoro non lo cercano più.
Lavoro: i prodigi di Renzi smentiti dalla realtà.
I dati Istat sono una doccia fredda per il governo Renzi e per il ministro del
lavoro Poletti: la disoccupazione in Italia è ancora in crescita raggiungendo il
12,7% complessivo e il 42,6% per i giovani.
Il 26 marzo il ministro Poletti dichiarava trionfalmente che nei
primi due mesi del 2015 erano stati creati 79mila nuovi contratti, il 38,4% in
più rispetto rispetto allo stesso periodo del 2014. Ovviamente la notizia era
stata assai seguita dai media, soprattutto perché sia il ministro che Renzi
assicuravano fosse il segnale che l'#ItaliaRiparte.
Peccato che i dati veri usciranno dopo il 20 aprile. Nel frattempo
il bollettino dell'Istat descrive un paese diverso da quello che ci racconta la
propaganda del governo. Il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato del
1,3% a Febbraio, i giovani occupati tra i 15 e i 24 anni sono diminuiti del 3,8%
(con buona pace della ), per le donne l'aumento è dello 0,9%. Per gli uomini la
disoccupazione diminuisce leggermente, ma solo perché aumenta l'inattività (lo
stato in cui si rinuncia a cercare un lavoro, che quindi non viene contato nella
disoccupazione). Le riforme del governo non hanno quindi mantenute le promesse
di creare più occupazione e di risollevare le prospettive di vita della
maggioranza della popolazione.
Poiché il consenso di Renzi si basa soprattutto sulla sua capacità
di vendere una promessa di miglioramento (o quantomeno galleggiamento...) nella
crisi, per la compagine governativa è necessario che, tramite tweet e conferenze
stampa, venga sfruttata ogni minima occasione per rafforzare questa
illusione.
D'altronde dal punto di vista dell'opinione pubblica l'ultimo
periodo non è dei migliori per il governo (in generale per il sistema dei
partiti ed istituzionale). Sebbene i media mainstream siano sempre disposti a
dimenticare una volta consumato il valore commerciale di una notizia, i continui
casi di corruzione che colpiscono esponenti del PD e del mondo delle cooperative
rosse cominciano a far sentire il loro peso sulla credibilità del governo: la
recente preoccupazione per gli incompiuti lavori di Expo2015 accompagnata dalle
inchieste sugli appalti che coinvolgono il partito del premier, il caso Mafia
Capitale e il coatto commissariamento del PD romano, le dimissione del ministro
Lupi (il ministro delle grandi opere, degli appalti e dei Rolex), solo per fare
alcuni esempi.
Così Poletti e Renzi si sono trovati a forzare numeri e statistiche
perché dicessero quello che di cui l'immagine del governo aveva bisogno: la
ripresa è vicina, il Jobs Act funziona e fa del bene, la Garanzia Giovani è una
manna dal cielo. Anche se la realtà è che le riforme sono servite soprattutto a
distruggere le rimanenti tutele di una parte del mondo del lavoro, a sancire la
precarietà e il ricatto come fattori stabili della vita.
Da parte loro i media mainstream (semplicemente servili, agenti
secondo logiche di sistema o entrambi?) non sembrano interessati a minare troppo
la credibilità del governo nonostante le ampie possibilità. L'illusione va
mantenuta, perché ancora non si vedono alternative credibili nel quadro
istituzionale in grado di portare avanti le riforme neo-liberiste richieste dai
gruppi di potere internazionali.
Quello che si vive nel paese reale è ovviamente diverso da quello
che si racconta: disoccupazione galoppante, precarietà di massa oramai assunta
come unico orizzonte di vita realistico. Nonostante in diverse occasioni si è
potuta vedere l'espressione di una contrapposizione diffusa alle condizioni di
vita presenti, cosi come alle istituzioni,sembra andare di pari passo la
disponibilità a dare credito alle promesse del governo, non tanto per
un'adesione al progetto renziano, quanto (ed è qua che si aprono le possibilità)
più per l'attuale incapacità di pensare alternative credibili all'esistente.
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