Contributo corposo quello odierno a pochi giorni dal settantesimo anniversario della Liberazione italiana dall'oppressione nazifascista,e prendo tre contributi di fila tutti raccolti da Senza Soste che parlano della lunga vigilia per questa data che non dovrebbe essere solo una ricorrenza ma che deve essere un pensiero ben presente nella memoria e nei gesti quotidiani.
C'è stata una sollevazione popolare a Livorno per la decisione di Unicoop Tirreno di tenere aperti tutti,tranne uno,i negozi del territorio,e partiamo quindi col primo contributo che è un comunicato del sindacato Usb contro questa apertura straordinaria.
Il secondo articolo è invece la risposta della stessa Unicoop Tirreno che peggiora la propria situazione asserendo che il motivo dell'apertura è fondamentalmente il profitto in quanto quest'anno il 25 aprile coincide con la giornata lavorativa del sabato:la stessa cooperativa che negli anni scorsi ha tenuto chiuse le serrande con lo slogan pubblicitario"Chiusi per scelta".
Anche la risposta del segretario livornese Filcams-Cgil è stata del tenore del dobbiamo ringraziare che si lavora e del guadagno ulteriore dei lavoratori,non spendendo nemmeno una parola sui valori e l'importanza del 25 aprile.
D'altronde è risaputo che le Coop oramai sono società immobiliari e finanziarie e che operano principalmente in questo settore,mentre i super e gli ipermercati sono visti spesso come una spesa più che un guadagno della società cooperativa:a Livorno rivolta popolare,a Crema,stendiamo un velo pietoso,c'è chi lavorerebbe volentieri anche a Natale,Pasqua e il primo maggio...tra non molto arriveremo anche a questo.
Chiudiamo decisamente meglio con l'ultimo contributo con la testimonianza di una lavoratore Coop livornese che parla del ricordo di un vecchio partigiano che qualche anno addietro volle entrare nella casa della sua famiglia sulle colline dove durante la guerra di Liberazione furono uccisi proprio nel giardino due soldati tedeschi e lo stesso partigiano era presente:un bel ricordo che ha commosso tutti.
"Il 25 Aprile non si tocca": lavoratori Coop Livorno contro i negozi aperti per la Liberazione.
Apprendiamo dal sito aziendale che la Coop ha deciso di tenere aperti per la prima volta a Livorno tutti i negozi della città (tranne l'ipermercato di Porta a Terra) nella data del prossimo 25 Aprile. Si tratta di una decisione per noi inaccettabile contro la quale ci batteremo con ogni mezzo possibile e con tutte le nostre forze.
Il prossimo anniversario della Liberazione sarà il 70esimo (1945-2015), e proprio in questo anno la Coop in pompa magna sta festeggiando anche i suoi 70 anni dalla fondazione di quella che allora si chiamava "La Proletaria". Ci piacerebbe sapere cosa penserebbero oggi quei fondatori della cooperativa di questi nostri attuali dirigenti che, proprio nel 70esimo anniversario (della Liberazione e della Coop), cancellano autoritariamente quello che è sempre stato un punto fermo sancito anche dal Contratto Integrativo Aziendale: la chiusura dei negozi il 25 Aprile. Si tratta, tra l'altro, della stessa azienda che nel recentissimo passato ha comprato paginate intere dei quotidiani con la campagna "Chiusi per scelta", ma che oggi invece scopre che questa data non è più importante come prima. Una data che è un pilastro della storia del nostro paese e che non possiamo accettare che venga abbattuto in nome del consumo che non guarda in faccia niente e nessuno.
Ovviamente la nostra posizione non si limita alla questione del 70esimo anniversario. In primo luogo perché il 25 Aprile per noi non si tocca né ora né mai, e poi perché gradualmente le giornate di lavoro festivo che ci stanno rubando sono sempre di più. Ogni anno ne aggiungono una, e se non poniamo un argine arriveranno a chiederci nei prossimi anni magari anche il 1 Maggio o altre date importanti. Di giorni "rossi" ne lavoriamo già tanti (Epifania, Patrono, 2 Giugno, 1 Novembre, 8 Dicembre...), ma di fronte a chi abusa della nostra disponibilità è necessario attivarsi per fermare una deriva che altrimenti sarebbe inarrestabile.
Questa battaglia dobbiamo farla ora, perché se la perdiamo poi non la recuperiamo più. L'appello è quindi per tutti i colleghi e le colleghe: salviamo il 25 Aprile. Nei prossimi giorni rifiutiamoci di lavorare in quella data quando ce lo chiederanno visto che è un nostro diritto e visto che (lo ricordiamo) si tratta di un giorno contrattualmente già pagato in qualsiasi caso, ma non fermiamoci lì. Dobbiamo convincere anche quei colleghi dubbiosi (crediamo e speriamo pochissimi) a non lavorare, perché l'obiettivo questa volta non è solo garantire la facoltatività, bensì far rimanere chiusi i negozi. E il motivo è molto semplice. Tutti sappiamo purtroppo che la prima volta che c'è la novità di una apertura che prima non c'era nasce malumore, ma poi ci si abitua a tutto e nei prossimi anni l'apertura diventerebbe di routine con l'azienda che girerebbe illegittimamente tra i reparti a dire che "sì è facoltativo ma se apriamo qualcuno dovrà lavorare". Quindi il 25 Aprile va salvato ora, quest'anno, perché altrimenti poi non lo recuperiamo più. È una battaglia importante, una nostra battaglia. Di difesa di un qualcosa che abbiamo e non dobbiamo perdere.
Basta veramente poco, non c'è neanche bisogno di scioperare: è sufficiente rifiutarsi di lavorare, è sufficiente dire "il 25 Aprile, no".
Basta veramente poco, non c'è neanche bisogno di scioperare: è sufficiente rifiutarsi di lavorare, è sufficiente dire "il 25 Aprile, no".
Manca un mese, l'Usb giorno per giorno farà di tutto per impedire questa apertura, fino alla costituzione di presìdi di protesta fuori dai negozi il giorno dell'apertura se questa verrà confermata. I lavoratori con dignità e tenacia saranno insieme a noi. Giù le mani dal 25 Aprile.
Coordinamento Usb Unicoop Tirreno Livorno - 25 marzo 2015
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Coop aperte il 25 Aprile: quando la toppa è peggiore del buco. E intanto il segretario Cgil approva...
Stentiamo a crederci, ma l'hanno scritto davvero. Unicoop Tirreno ha risposto alle polemiche sui negozi aperti il 25 Aprile dicendo che loro credono nei valori della festa della Liberazione MA, siccome quest'anno cade di sabato, rimarranno aperti in quanto giorno importante per raggiungere "vendite e ricavi" (testuale). Come dire, in pratica, che in passato sono sempre rimasti chiusi solo perché capitava in giorni con basse vendite, e non certo per una scelta etica (come invece scrivevano sui giornali con la ipocrita campagna pubblicitaria "Chiusi per scelta"). Un concetto disgustoso, questo del legare l'apertura al giorno altovendente, di cui i nostri dirigenti dovrebbero solo vergognarsi.
Che misero ragionamento è infatti quello secondo cui una festa come la Liberazione si rispetta solo se cade in giorni in cui le vendite sono basse, ma invece si può ignorare se l'incasso che si prevede è alto? Per giustificare questa apertura hanno praticamente ammesso senza troppi problemi che prima vengono i guadagni, e dopo (forse) i valori. Quei valori che la nostra azienda sta perdendo ogni giorno di più, smascherando tutta l'ipocrisia di quella retorica costruita sull'ormai da tempo inesistente concetto di "distintività cooperativa".
Ma l'ipocrisia non finisce qui. Sul concetto della volontarietà abbiamo già spiegato nel nostro precedente comunicato che anche per altre festività passate è accaduto che all'inizio venivano introdotte con cautela attraverso il principio della facoltatività, ma poi puntualmente dall'anno successivo diventavano aperture fatte passare come "normali". Un modo, insomma, per far digerire piano piano ai lavoratori quello che in sostanza è semplicemente l'abbattimento di un muro che prima pareva essere inattaccabile.
Infine vogliamo porre l'attenzione anche su un altro passaggio importante della nota aziendale. La Coop dice che quelle date sono escluse "se non diversamente contrattate in casi eccezionali". Ecco, con chi l'hanno contrattata questa apertura? C'è un accordo? Un verbale? Un'intesa? Un patto? Cosa dicono Cgil-Cisl-Uil (organizzazioni firmatarie dell'integrativo aziendale il cui consenso è a questo punto necessario e decisivo per dare l'ok a questa apertura)?
Una risposta a queste domande ci arriva dall'intervista odierna del quotidiano La Nazione al segretario livornese della Filcams-Cgil Franco Franceschini il quale, tra i soliti banali luoghi comuni tipo "se c'era Esselunga..." e altri concetti anti-lavoratori tipici del suo noto stile da sempre smaccatamente aziendalista, sostanzialmente legittima questa apertura tirando fuori discorsi sulla positiva (per lui) monetizzazione di questa giornata e dicendo (come già altre mille volte in passato) che praticamente dobbiamo ringraziare che lavoriamo. Non una parola sui valori del 25 Aprile, non una frase sulla deriva selvaggia delle aperture festive nel commercio. Se non lo conoscessimo bene da anni, ci stupiremmo del suo presentarsi senza pudore come il portavoce dell'azienda anziché come un sindacalista. Fortunatamente pare che alcuni suoi delegati Cgil nei negozi la pensino diversamente e siano intenzionati a prenderne ufficialmente le distanze attivandosi per dire no a questa apertura, vedremo.
Come Coordinamento Usb confermiamo l'intenzione di opporci a questa decisione aziendale e invitiamo tutti i colleghi e colleghe a far sentire la propria voce per comunicare il rifiuto a lavorare. Tanti lavoratori Coop hanno già espresso la propria contrarietà e registriamo anche alcune importanti prese di posizione in città alle quali speriamo se ne aggiungeranno altre che possano far cambiare idea all'azienda. Giù le mani dal 25 Aprile.
Coordinamento Usb Unicoop Tirreno Livorno - 27 marzo 2015vedi anche
"Il 25 Aprile non si tocca": lavoratori Coop Livorno contro i negozi aperti per la Liberazione
Il lavoratore Coop e la storia di Alfredo il partigiano
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Il lavoratore Coop e la storia di Alfredo il partigiano
Sono un lavoratore livornese della Coop e le ultime notizie sull'apertura dei negozi il 25 Aprile mi hanno fatto ricordare una storia.
Io, mia sorella e i miei due cugini abbiamo una casa in campagna tra i boschi di Lari e Crespina ereditata da mio nonno. È molto isolata su una collina da cui si vede sia Crespina che Lari. I racconti dei nostri confinanti (prima dell'acquisto di mio nonno nel 1976) riguardo alla storia di questa casa sono sempre stati confusi perché i vecchi proprietari sono morti e gli eredi ricordano soltanto qualche racconto dei loro padri o nonni, ma noi non siamo mai riusciti a capire bene la storia di questa vecchia casa colonica. Di certo non c'era nulla ma i racconti parlavano di due uomini uccisi nel giardino della casa sul lato che guarda Crespina.
Qualche anno fa (precisamente nel 2010) per la festa della Liberazione, mentre eravamo a farci la classica braciata a Malvento (così si chiama la località dov'è la casa) tra amici e parenti, vedemmo salire un'auto lungo lo sterrato e fermarsi davanti al cancello di casa. Nella macchina c'erano due uomini, uno sulla sessantina, l'altro molto più vecchio. Scese il più giovane e ci disse che nella sua macchina c'era un vecchio partigiano che nel giorno della Liberazione avrebbe voluto rivedere la casa dove molti anni prima aveva combattuto contro fascisti e nazisti. Non dimenticherò mai i minuti che seguirono. Alfredo (così si chiama) scese dall'auto e dopo pochi metri dentro il giardino si fermò, chiese una sedia, si sedette e cominciò a piangere. A piangere davanti a trenta sconosciuti ripetendo a voce bassa e indicando il giardino: "erano lì, sono morti lì, uno è morto sul colpo, l'altro aveva l'arteria della gamba tagliata e piangeva come un bimbo, è stato un colpo di mortaio dei tedeschi". Il tutto in un silenzio irreale, prima che i miei figli e gli altri bambini presenti rompessero il silenzio andandogli vicini cantando "Bella Ciao".
Alfredo quel 25 Aprile rimase con noi tutto il giorno e ci raccontò di lui giovane partigiano, della nostra casa che veniva usata dagli americani come punto di coordinamento con i partigiani della zona, dei tedeschi che sparavano dalla collina di fronte e dei tanti amici e parenti morti da partigiani. Solo verso la fine della giornata Alfredo ci disse che i due giovani morti nel nostro giardino erano due americani, ma si capiva benissimo che a lui di dove fossero non importava nulla, per lui erano due ventenni morti per un colpo di mortaio dei tedeschi. Credetemi se vi dico che quando ripenso a quel 25 Aprile mi vengono ancora i brividi. Mi piacerebbe che qualche nostro dirigente della Coop oggi andasse a casa di Alfredo a spiegargli le “giuste ragioni” per cui i nostri negozi (aperti già quasi tutti i giorni dell'anno domeniche comprese) non possono rinunciare ad un giorno di apertura per il 25 Aprile, festa della Liberazione.
Vi allego la foto di quel giorno dei bimbi di casa con Alfredo il partigiano.
Inviata a Senza Soste da un lavoratore Coop di Livorno
Vedi anche: "Il 25 Aprile non si tocca": lavoratori Coop Livorno contro i negozi aperti per la Liberazione
26 marzo 2015
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