La notizia del possibile nulla osta ad un programma nucleare iraniano monitorato come non mai dal resto del mondo sta allarmando Israele infuriata con gli Usa per un possibile attacco atomico,e anche l'Arabia Saudita e i suoi Stati satellite non sono proprio contenti vista la volontà di egemonizzare lo scacchiere mediorientale per il commercio dell'oro nero e per gli ultimi interventi di invasione nello Yemen contro i musulmani sciiti,notoriamente in maggioranza in Iran.
Essendo stato in Iran e avendo premura per le sorti del popolo iraniano che stimo,non posso che essere soddisfatto per la scelta che a giugno dovrebbe essere formalizzata,soprattutto per la conseguente fine dell'embargo economico,ma allo stesso tempo non condivido assolutamente le scelte di approvvigionamento energetico nucleare che hanno scelto.
Tale proposito,veicolato dal fatto che il sottosuolo iraniano è ricco di uranio,secondo me è una scommessa col fuoco nel senso che l'investimento nelle centrali nucleari non è un bene per l'ambiente e per la natura,vedi soprattutto le immani conseguenze degli incidenti di Cernobyl e Fukushima,in una nazione dove quando la terra trema lo fa seriamente.
Articolo preso da Infoaut cui aggiungo questo sulla lunga sfida a distanza tra Israele e Iran(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/08/verso-la-terza-guerra-mondiale.html )e altri due che parlano dei rischi del nucleare che rimandano al referendum del giugno 2011(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2011/06/tutti-votare.html )e(http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2011/01/pubblicitaregressosul-nucleare.html ).
Svolta sul nucleare iraniano. Israele e Arabia Saudita furiosi
Alessandro Avvisato - tratto da http://contropiano.org
Le potenze del gruppo “5+1” e l’Iran hanno raggiunto un’intesa su un accordo parziale sul nucleare di Teheran. Lo hanno annunciato ieri a Losanna, leggendo un comunicato congiunto, il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif e l’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, Federica Mogherini, parlando di un “passo decisivo” dopo più di un decennio di negoziati.
Il Segretario di Stato Usa John Kerry ha commentato su Twitter parlando di “un grande giorno, nel momento in cui le potenze mondiali e l’Iran hanno concordato i parametri per risolvere i principali problemi sul suo programma nucleare”; ed ha aggiunto: “Presto si torna al lavoro per un accordo finale”. Accordo che dovrebbe essere firmato non oltre il prossimo 30 giugno.
Alcuni diplomatici occidentali hanno dichiarato di non sapere esattamente quanta parte dell’intesa verrà resa pubblica. Secondo una fonte , l’Iran e le potenze del gruppo “5+1” avrebbero concordato che circa due terzi della capacità di arricchimento del materiale nucleare iraniano verrà “smantellata” (diluita o portata all’estero) e monitorata per 10 anni, se le parti raggiungeranno un accordo globale entro il 30 giugno.
Il ministro iraniano Zarif ha affermato che l’Iran continuerà l’arricchimento dell’uranio presso il sito di Natanz, ma non nel sito di Fordow. L’intesa prevedrebbe un meccanismo per la revoca di tutte le sanzioni adottate in questi anni contro l'Iran.
Scontata e durissima la reazione negativa israeliana all’intesa-quadro raggiunta a Losanna. “E’ una pessima intesa, che porterà ad un accordo negativo e pericoloso – ha detto giovedì sera una fonte del governo di Tel Aviv – Se si arriverà a un accordo sulla base di queste linee-guida, si tratterà di un errore storico che renderà il mondo un posto molto più pericoloso. L’intesa-quadro fornisce legittimità internazionale al programma nucleare iraniano, il cui unico scopo è notoriamente quello di produrre bombe nucleari. L’Iran avrà ancora ampie capacità nucleari. Continuerà ad arricchire l’uranio. Continuerà la sua ricerca e sviluppo delle centrifughe. Non chiuderà neanche uno dei suoi impianti nucleari, compresa la struttura sotterranea di Fordow”. Secondo Tel Aviv dunque è un’intesa che “si inchina ai dettami iraniani e che non porterà a un programma nucleare per scopi pacifici, ma a un programma nucleare militare” scrive il sito ufficiale Israele.net. L’alternativa a un cattivo accordo – ha dichiarato una fonte governativa israeliana – non è la guerra, ma un accordo diverso, un accordo che smantelli in modo sostanziale l’infrastruttura nucleare dell’Iran ed esiga che l’Iran cessi la sua aggressione e il suo sostegno al terrorismo nella regione e in tutto il mondo”.
Non è ottimista la valutazione di Michele Giorgio il quale oggi scrive su Il Manifesto che “Il successo del negoziato a Losanna tra il gruppo del 5+1 e Tehran e l’accordo finale, ormai a portata di mano, da siglare entro la fine di giugno, non contribuiranno ad allontanare la possibilità di una nuova e più devastante guerra in Medio Oriente”. Secondo Michele Giorgio “Le importanti concessioni fatte dall’Iran – che in cambio della fine delle sanzioni economiche e diplomatiche ha accettato di arricchire l’uranio in un solo impianto (Natanz) – non placheranno chi mira a mantenere il controllo strategico della regione. Israele boccia l’accordo e, lo ha ripetuto anche ieri, non rinuncia all’opzione militare, ossia ad un attacco aereo contro le centrali atomiche iraniane”.
Ma l'accordo sul nucleare iraniano, sul quale la Casa Bianca ha obiettivamente investito molto, si configura come uno snodo della complessa partita a scacchi che si sta giocando in Medio Oriente. “Il problema del riavvicinamento tra Usa e Iran è questo: i due hanno un nemico in comune, il Califfato, ma alleati e interessi da proteggere sono diversi” scrive oggi Alberto Negri su il Sole 24 Ore. “Oggi gli Stati Uniti devono calmare Israele e accontentare gli alleati sunniti, senza che diventino troppo potenti, e allo stesso tempo hanno bisogno dell’Iran sciita per combattere il jihadismo e puntare alla stabilizzazione della Mesopotamia. La collaborazione non sarà facile e verrà contrassegnata comunque da un’ambiguità di fondo” sottolinea lucidamente Negri.
Il rafforzamento della posizione iraniana indebolisce infatti quella del crescente “polo islamico” in via di consolidamento intorno all'asse Egitto-Arabia Saudita e che sta dando “prova di sè” con l'escalation militare nello Yemen contro i ribelli Houthi, sciiti e dunque legati a Teheran. Da anni ormai agisce nella regione una sorta di convergenza di interessi tra Arabia Saudita e Israele. Nessuna delle due, finora, ha sparato un colpo contro l'Isis. Al contrario hanno espresso il medesimo interesse non solo contro l'Iran ma anche contro Hamas a Gaza o la Fratellanza Musulmana in Egitto. Dal canto loro gli Stati Uniti conducono un gioco teso a impedire che in Medio Oriente si consolidi una potenza prevalente sulle altre, dunque oggi si gioca l'opzione sciita (network iranino) contro quella sunnita (network saudita). Un divide et impera che rinvia la resa dei conti degli Usa con il proprio declino relativo come potenza egemone e che rappresenta l'incubo, il pericolo e la "mission" dei neoconservatori e dei likudzik statunitensi.
Su questo leggere l'interessante analisi di Alberto Negri su il Sole 24 Ore di oggi: Svolta geopolitica in Medio Oriente
3 aprile 2015
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Iran, c’è l’accordo sul nucleare
di Michele Paris - tratto da www.altrenotizie.org
Con un annuncio congiunto della numero uno della politica estera UE, Federica Mogherini, e del ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, giovedì è stato finalmente confermato il raggiungimento di una bozza di accordo preliminare per la risoluzione della questione del programma nucleare della Repubblica Islamica.
L’intesa è stata siglata quasi due giorni dopo il superamento della data limite del 31 marzo, auto-imposta dalle parti in trattativa, a indicare sia la serietà delle questioni ancora da risolvere sia il fatto che un punto di incontro era comunque a portata di mano. Nelle ore precedenti l’accordo erano iniziate a circolare voci di un possibile naufragio dei negoziati, anche se l’esito finale ha chiarito che queste indicazioni erano prevalentemente di natura tattica per esercitare pressioni sulla delegazione iraniana.
I toni dei commenti dei rappresentanti dei governi occidentali a Losanna nel pomeriggio di giovedì sono stati in alcuni casi addirittura euforici, come ad esempio quello del ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, secondo il quale l’accordo è andato “al di là di quanto molti di noi credevano possibile 18 mesi fa”. Il documento sottoscritto giovedì, ha aggiunto Hammond, “è una buona base per quello che, credo, potrebbe essere un accordo molto positivo”. Il presidente Obama ha a sua volta salutato una “storica intesa” che potrebbe rendere “il mondo più sicuro”L’entusiasmo occidentale è facilmente comprensibile alla luce del testo dell’accordo diffuso alla stampa. I punti principali indicano infatti ampie concessioni da parte iraniana, a cominciare dall’accettazione di ispezioni intrusive del proprio programma nucleare da parte degli ispettori internazionali.Inoltre, Teheran limiterà le attività di arricchimento dell’uranio a un solo impianto – Natanz – dove rimarranno operative appena 5 mila centrifughe, sulle 19 mila attualmente installate, e oltretutto di prima generazione, non quelle più moderne già a disposizione.
Se le richieste trapelate dagli Stati Uniti in passato indicavano un numero non superiore a mille, alcuni mesi fa lo stesso ayatollah Khamenei aveva affermato l’intenzione di mantenere attive tutte e 19 mila le centrifughe disponibili.Sulla controversa struttura di Fordow, invece, l’Iran ha acconsentito a trasformarla da un centro di arricchimento a un impianto per la ricerca, dove non sarà presente “materiale fissile”. Fordow risultava molto controverso, in quanto costruito all’interno di una montagna nei pressi della località di Qom e quindi non raggiungibile da eventuali bombardamenti americani o di Israele.La terza struttura presa in considerazione è infine quella di Arak. Qui, il reattore nucleare sarà modificato in modo da rendere impossibile la produzione di plutonio utilizzabile per la costruzione di armi nucleari.
Per quanto riguarda le tempistiche, il periodo teoricamente necessario all’Iran per mettere assieme abbastanza materiale fissile da utilizzare per la realizzazione di un’arma (“breakout time”) sarà di un anno - come voluto da Washington - e le condizioni perché rimanga tale saranno valide per almeno dieci anni.
Dalle notizie diffuse nelle prime ore dopo l’annuncio dell’accordo non sembra esserci completa sintonia sulla questione forse più delicata, cioè le modalità della revoca delle sanzioni economiche che pesano sull’Iran.Secondo i governi occidentali le misure punitive verranno sospese ma potrebbero essere riapplicate se Teheran non dovesse rispettare i termini dell’accordo. Zarif ha invece sostenuto di fronte alla stampa che le sanzioni approvate negli anni scorsi dalle Nazioni Unite, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea saranno cancellate a seguito dell’implementazione dei contenuti dell’accordo.
Come previsto dal piano delle trattative, e come hanno ricordato le parti coinvolte, quella siglata giovedì è solo un’intesa preliminare che fissa le questioni fondamentali su cui dovranno basarsi le trattative dei prossimi tre mesi per la definizione dei dettagli tecnici e non solo.
Entro il 30 giugno prossimo dovrà essere approvata una versione definitiva dell’accordo, per giungere al quale ci sarà ancora molto lavoro da fare anche su temi delicati. Ad esempio, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dovrà stabilire quali saranno le modalità delle ispezioni nelle strutture nucleari iraniane, mentre ancora nulla sarebbe stato deciso sulla spinosa questione delle possibili “dimensioni militari” che il programma nucleare iraniano avrebbe avuto in passato, almeno a detta degli Stati Uniti.
Le prossime settimane dovrebbero in ogni caso registrare un allentamento delle pressioni esercitate dagli ambienti contrari all’accordo e allo sviluppo più che legittimo del programma nucleare civile dell’Iran. Allo stesso tempo, tuttavia, i “falchi” del Congresso USA e il governo Netanyahu in Israele potrebbero sfruttare qualsiasi frizione durante la fase finale delle trattative per ostacolare ulteriormente il processo di distensione.
Già giovedì, infatti, da Washington e Tel Aviv sono giunte condanne per quella che il premier israeliano ha definito, assurdamente, l’autorizzazione concessa “al regime criminale iraniano di un percorso verso la costruzione di armi atomiche”.Il reale percorso della Repubblica Islamica verso il nucleare, ratificato da un eventuale accordo definitivo con i P5+1, dipenderà piuttosto da quanto la sua leadership sarà disposta ad accettare le condizioni dettate da Washington, non tanto per il rispetto di ciò che è stato sottoscritto a Losanna bensì per desistere dal rappresentare una qualsiasi minaccia agli interessi strategici americani in Medio Oriente.
2 aprile 2015
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