giovedì 12 settembre 2019

IL FOLLE PIANO DI NETANYAHU


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Non solo l'Italia è stata solerte fino a qualche settimana addietro a fare proclami avventati,fuori luogo e soprattutto fuori dal mondo,in Israele ci ha pensato Netanyahu a spararla grossa alla vigilia delle elezioni affermando che la sua vittoria comporterebbe l'annessione di parte della Cisgiordania:subito si sono fatte sentire le repliche palestinesi mentre gli ultimi giorni sono stati contraddistinti da nuovi bombardamenti e morti.
L'articolo di Contropiano(la-sorte-dei-falchi-uno-sbraita-laltro-va-a-casa )parla dello scalpore che la notizia ha avuto ma nessuna dichiarazione ufficiale se non quella dei sauditi che sono contro questa esternazione mentre gli Usa non commentano aspettando il risultato elettorale,mentre da canto loro Trump ha silurato un amicone del primo ministro israeliano,il tanto discusso Bolton,fino a ieri il boss della sicurezza nazionale.

La sorte dei “falchi”. Uno sbraita, l’altro va a casa.

di  Sergio Cararo 
Due figure pericolose per le relazioni internazionali, Netanyahu e Bolton, entrambi noti come “falchi”, sembrano destinati a una sorte tragica.

Il primo ha gettato benzina sul fuoco del Medio Oriente annunciando di volersi annettere la Valle del Giordano e una parte della Cisgiordania oggi assegnata ai palestinesi. Il secondo, noto come uno di quelli che vengono definiti come “likudzik” nell’establishment statunitense, è stato defenestrato dall’amministrazione Trump.

Per Netanyahu la giornata in cui le sue dichiarazioni hanno fatto il giro del mondo, seminando preoccupazione in moltissime cancellerie, ha dovuto fare i conti anche con una sorta di “presagio funesto”.

Ieri sera da Gaza sono stati lanciati diversi razzi verso le città israeliane di Ashdod e Ashkelon. Ad Ashdod l’allarme ha interrotto il comizio elettorale del Likud a cui partecipava il primo ministro Benjamin Netanyahu. Ad Ashkelon, l’allarme per i razzi ha interrotto invece un evento elettorale della lista d’opposizione Blu&Bianco. In qualche modo la questione palestinese si è così fatta sentire nella campagna elettorale israeliana.

Poco prima Netanyahu in una conferenza stampa aveva affermato: “Oggi annuncio la mia intenzione, subito dopo l’istituzione di un nuovo governo, di applicare la sovranità israeliana alla Valle del Giordano e al Mar Morto settentrionale”.

La Valle del Giordano, che si estende a sud fino al Mar Morto, su circa 2.400 kmq, è da tempo obiettivo dalla maggior parte delle formazioni politiche israeliane, sia di maggioranza che di opposizione, per renderla di fatto il confine orientale d’Israele, anche ed in qualunque futuro accordo di pace.

In un editoriale del Jerusalem Post, riprendendo l’analisi di un ufficiale israeliano, si parla ormai palesemente di una Israele impegnata in un conflitto su cinque fronti:  Libano, Siria, Gaza, Cisgiordania e Iran. L’establishment israeliano continua ad agire affinché questa concezione di guerra totale venga condivisa anche dalle altre potenze occidentali.

L’Arabia Saudita ha condannato l’annuncio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu della sua intenzione di annettere parte della Cisgiordania in caso di vittoria alle elezioni imminenti, descrivendo la misura come “priva di fondamento”, secondo quanto riportato dall’agenzia saudita Zps.

Ma è proprio dagli Stati Uniti che arrivano segnali che non sembrano molto graditi da Netanyahu né dal resto delle autorità politiche di Tel Aviv.

Ieri con un semplice tweet, Trump ha dato il benservito a John Bolton, il falco della Sicurezza Nazionale, esponente oltranzista del Project for a New American Century, guerrafondaio e interventista dichiarato su tutti e cinque fronti indicati dagli israeliani (in particolare contro l’Iran). Ed anche la dichiarazione rilasciata dalla Casa Bianca sul bellicoso annuncio di Netanyahu relativo all’annessione della Valle del Giordano, è stata piuttosto tiepida: “Al momento non vi è alcun cambiamento nella politica degli Stati Uniti. Pubblicheremo la nostra visione per la pace dopo le elezioni israeliane e lavoreremo per determinare il percorso migliore per portare la sicurezza, le opportunità e la stabilità a lungo sospirate nella regione”.

Non sappiamo se il falco Netanyahu e le sue ossessioni annessioniste si imporranno ancora alla guida dello Stato di Israele – con serissime conseguenze sul piano regionale e internazionale. Sappiamo per ora che uno dei suoi migliori interlocutori a Washington è stato mandato a casa.

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