Mentre l'imbecille subumano Salvini e tutti quelli che la pensano come lui nascondono la polvere sotto al tappeto negando che in Italia ci sia un enorme problema di razzismo,gli atti intimidatori e le violenze non si placano ed aumentano con più casi al giorno,e sono solamente quelli più gravi quelli che finiscono nelle pagine di cronaca.
Nei due articoli di Contropiano(alla-fine-ci-scappa-il-morto-e-proprio-questo-volevano )e di Infoaut(l-integrazione-e-il-prezzo-del-prendere-in-parola-salvini )due casi eclatanti successi di recente,l'inseguimento folle di due autoproclamati sceriffi ad Aprilia che hanno causato la morte di un marocchino quarantenne che dopo l'uscita di strada dell'auto non ha potuto difendersi dall'aggressione del branco-ronda,mentre a Moncalieri nel torinese un'atleta della nazionale italiana di atletica è stata oggetto di un lancio di uova e rimasta ferita ad un occhio.
Notare che il movente razzista non è stato per ora preso in minima considerazione neppure dai carabinieri intervenuti,e ciò la dice lunga sull'impronta che le forze del disordine detengono su questi fatti,che sommati alle varie ingiurie e proiettili sparati a caso ma che sanno bene dove finire fanno degli stranieri in Italia un vero e proprio bersaglio,aizzati da politici dichiaratamente razzisti oppure non contrastati da quelli ignobilmente muti.
Alla fine ci scappa il morto. E proprio questo volevano…
di Alessandro Avvisato
Prova e riprova, alla fine uno capace di diventare un assassino l’hanno trovato. Ad Aprilia, alle porte di Roma ma già in provincia di Latina, dove il centrodestra ha tirato su – alle ultime comunali – un robusto 40%.
Nella tarda serata di sabato, intorno alle due, alcuni “cittadini preoccupati” hanno messo in piedi una “ronda” improvvisata, girando per le strade di un quartiere che di recente era stato teatro di alcuni furti. Una di quelle sciocchezze che si fanno quando si è esasperati e che, mille volte su mille, si traducono in una camminata a vuoto nella sera afosa. Se anche i ladri si fanno vivi, vedono che c’è casino e se ne vanno…
Ieri, invece, alcuni di questi “cittadini inquieti” avvistano quella che viene individuata subito come “un’auto sospetta”.
C’è da chiedersi da quali caratteristiche, un normale cittadino che nella vita fa tutt’altro, possa arrivare a una simile conclusione, problematica spesso anche per agenti di polizia di provata esperienza. L’auto ha una targa straniera e i due a bordo hanno tratti somatici da “marocchino” e tanto basta per scatenare una mini-caccia all’uomo.
La “macchina sospetta” scappa via, i prodi “rondoni” improvvisati montano sulla propria auto e si gettano all’inseguimento. Qualcuno chiama il 112, ma i tre non aspettano. Pochi minuti di folle imitazione di un film americano e l’auto fuggitiva esce di strada. Dei due a bordo uno fugge, uno resta sul posto, forse stordito dall’incidente.
Dei tre inseguitori, uno certamente lo colpisce – una o più volte, non è stato ancora ufficialmente chiarito – con pugni e forse calci. Il fuggitivo muore. L’autista resta sul posto e chiama la polizia, mentre gli altri se ne vanno. Soltanto più tardi uno si presenterà dai carabinieri dopo aver saputo di essere “attenzionato”.
I carabinieri, di fronte a questa prima sommaria ricostruzione, denunciano i due per “omicidio preterintenzionale” e li rimandano a casa.
Parte la “narrazione minimizzante”, che vede tutti compatti – con accenti diversi – i media “liberal” e quelli forcaioli.
L’uomo ucciso è effettivamente un marocchino, “ha un precedente penale” enfatizzano tutti, ma solo per documenti falsi (cosa abbastanza frequente, nel primo periodo di permanenza, tra quanti sono costretti alla clandestinità. Troppo poco per giustificare un omicidio…
E allora ecco spuntare uno zainetto “contenente arnesi da scasso”. Definizione generica, che si può attagliare a un cacciavite, a un piede di porco, a un seghetto… Chissà.
Anche per l’”omicida preterintenzionale” scatta la difesa d’ufficio accettando senza problemi la sua versione: si è difeso quando «ha visto il marocchino infilare le mani nel marsupio».
Batte tutti il Corriere della Sera, che riferisce senza alcun dubbio: “L’unico elemento che finora sembra emergere con chiarezza è che dietro alla vicenda non ci sia alcun motivo razziale”. La targa straniera e il look mediorientale sono eliminati con un tratto di penna…
Non sappiamo chi siano i “tre italiani incensurati”, tutti quarantenni come il marocchino morto. E avanziamo qui le domande che non possiamo far loro.
Ipotizziamo pure che i due fuggitivi fossero davvero dei ladri (sappiamo bene che tra i tanti mestieri alcuni immigrati fanno anche questo, e non certo perché “gli italiani non vogliano più farlo”, anzi…).
Hai preso il numero della targa e hai chiamato la polizia, perché non lasciare che sia lo Stato – la sua parte che più viene invocata in questi mesi – ad occuparsene con la competenza professionale, la conoscenza delle leggi, le “regole di ingaggio” elaborate nel corso dei secoli?
Non sei un poliziotto o un carabiniere, non hai alcun titolo e tantomeno alcuna esperienza per stare lì, nella notte, a chilometri da casa, a cercare di fermare un uomo che è “sospetto” soltanto in base a un’impressione tua o, peggio ancora, per quelle autoconvinzioni collettive che generano da sempre i mostri peggiori.
C’è però l’ipotesi in molti sensi peggiore. Quei due uomini magari non erano dei ladri. E quando hanno visto un certo numero di persone arrabbiate dirigersi verso di loro sono scappati. Di questi tempi, con quante ne succedono in Italia, signora mia, prima mettersi in salvo e poi cercare di capire…
Non c’è nulla da minimizzare, ci sembra. Quando il ministro dell’interno e vicepresidente del consiglio auspica e sostiene l’uso della violenza privata dei cittadini in base alla “presunzione di colpevolezza” in base al colore della pelle, ogni zucca vuota si sentirà autorizzata a far-da-sé.
Le conseguenze possibili sono già sotto i nostri occhi. E ancora non si sono verificati gli episodi che faranno certamente cortocircuitare parecchi cervelli. Ci sono ormai alcuni milioni di cittadini italiani con il colore della pelle “non bianco padano”. Ne vediamo tanti nel calcio, nell’atletica leggera, nelle università e persino sull’altare a dire messa.
Ce n’erano già sotto il fascismo… Uno di loro diventò persino generale dell’aviazione!
Per non dire poi di quegli italiani da mille generazioni che però hanno il “piccolo difetto” di essere un po’ “scuretti”, come tanti calabresi, siciliani, pugliesi, sardi o persino di qualche piccola valle bergamasca.
Aizzare l’odio sociale verso chi si porta in giro questi “segni di riconoscimento” è come piazzare una bomba nella propria auto e poi mettersi a guidare. L’unica incognita è l’ora dell’esplosione…
p.s. Neanche il tempo di scrivere e uno degli episodi “temuti” – perché statisticamente inevitabili – è avvenuto, a Moncalieri. Un’atleta della nazionale italiana di atletica, Daisy Osakue, di origine sudafricana, è stata aggredita ieri sera da un gruppo di giovani. Stava semplicemente rientrando a casa sua…
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"M'amano o non m'amano". Daisy, l'integrazione e il prezzo del prendere in parola Salvini.
Mi ricordo la foto delle campionesse italiane di atletica, nere, che girava alla fine dei Giochi del Mediterraneo. Tutti pensavano di fare un gran torto a Salvini condividendo a nastro la foto sul proprio profilo: “Alla faccia sua l’ integrazione funziona!”
Ma lui rispondeva dicendo che... "Sì infatti, sono proprio queste le nere che ci piacciono!"
Alcuni disperati poi cercavano di essere simpatici, ammiccando che se effettivamente le nere fossero state tutte così – e non delle scimmie ammaestrate, sottintendevano - ne avrebbero volute anche di più (come se le donne nere non aspettassero altro!)
Poi però, quando si torna a casa la sera a Moncalieri senza la divisa della nazionale di atletica l'ipocrisia si smaschera tutta in una volta: non tornano più i conti, non regge la menzogna.
"Una donna nera per strada cosa può essere? Una puttana!"
"Pensavano fosse una prostituta non l'avevano riconosciuta!", perché in fondo una prostituta si può anche colpire.
Oppure, come variante in cerca di empatia "Maledetti hanno picchiato una Italiana... un vero vero simbolo di integrazione!"
Mi chiedo anche perché ora il caso che più sconvolge, quello più condiviso è che smuove l'animo impietosito è quello di Daisy e non quello...
dell'uomo arabo inseguito e pestato a morte ad Aprilia (29 luglio)
dell'uomo nero sparato dal balcone a Cassola (27 luglio)
dell'uomo straniero sparato da un poliziotto a Porta Nuova (29 luglio)
del ragazzo colpito al volto da un piombino nel Casertano (27 luglio)
Non voglio essere fraintesa. Non sto sminuendo l'aggressione alla ragazza che anzi mi fa ribollire il sangue di rabbia perché è anche una violenza su una donna.
Voglio invece dire che non è un’utile difesa quell’idea di integrazione che si conserva profonda nella nostra società. Quella che pensa che i neri e le nere devono integrarsi per farcela, per integrarsi, per non essere picchiati o sparati per strada, per essere perdonati per essere... neri e nere.
È un’idea falsa, utile a preservare il compromesso fra la società perbenista di sinistra e quella razzista di destra: quello per cui chiudiamo un occhio se si fa del razzismo su dei "neri che sbagliano".
Quello che importa al razzismo è riconoscere le persone in base al colore della pelle, e se cammini per strada da solo o da sola e sei nero nessuno sa niente di te e un bianco ti vorrebbe uccidere lo stesso. "Qua c'è una guerra e qualcuno pensa di salvarsi" ho sentito da un ragazzo qualche mese fa, "ma alla fine quello che conta qua per i bianchi è che sei nero".
A tutte le persone che parlano con leggerezza, o commentano troppo facilmente dallo smartphone sul fatto che i neri se ne devono andare voglio ricordare che quanto succede è il risultato anche delle loro parole a vanvera. Ma cosa pensano che Salvini li pagherà per ogni volta che dicono Odio i neri? Cosa pensano che davvero staranno meglio e troveranno lavoro? Anche il loro illusorio sollievo somministrato in pillole di razzismo finirà per nuocere. A queste persone dico allora di guardarsi le spalle perché l'odio ha un prezzo.
Invece a quelli che predicano l'addomesticazione del nero vorrei ricordare che se queste persone nere si incazzano poi l'unico modo per distinguersi da Salvini sarà stare con loro.
Marigosa
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