L'occasione dello Yom al-Ard,la giornata della terra dei palestinesi,è stata presa come pretesto dall'esercito israeliano per fare una nuova carneficina lasciando a terra sedici morti nella zona della striscia di Gaza(vedi anche:madn 30-marzo-1976-il-giorno-della-terra ).
Con la scusa della presunta presenza di altrettanto presunti terroristi tra i manifestanti nelle vicinanze delle zone di confine,hanno colpito a casaccio nel mucchio,ed il risultato è stato devastante anche per le decine di feriti.
Ormai Israele deve pagare e caro,l'Onu ha già chiesto un'indagine indipendente su questi fatti e subito la risposta negativa dei politici israeliani che non vogliono che vi siano dei colpevoli ma solamente delle vittime.
Gli articolo proposti e presi da Contropiano raccolgono un appello e la cronaca di questi fatti di cronaca nera provocati solamente dai soldati israeliani(basta-impunita-per-israele e internazionale-news ).
Basta impunità per Israele.
di Rete dei Comunisti
Sedici palestinesi uccisi dalle truppe israeliane in poche ore. Così è finita la “Marcia del Ritorno”, proclamata dai palestinesi in occasione del “Giorno della Terra” che commemora i sei palestinesi uccisi dalla polizia israeliana in Galilea durante le proteste, 42 anni fa, contro la confisca delle terre arabe da parte degli occupanti.
Una ricorrenza che, nel corso degli anni, si è trasformata in un’occasione della condanna dell’occupazione militare dei Territori palestinesi e del sistema di apartheid imposto da Tel Aviv.
Ad una marcia pacifica di migliaia di persone il cosiddetto ‘Stato Ebraico’ ha risposto con una violenza inusitata, sparando sui manifestanti e compiendo l’ennesima strage.
Ormai da tempo è chiaro che l’obiettivo di Tel Aviv è quello di di annichilire ogni forma di resistenza all’occupazione, annientare la popolazione palestinese.
Una strategia che Israele può portare avanti grazie alla più completa impunità di cui gode grazie al sostegno e alla tolleranza della cosiddetta comunità internazionale. Ridicole e ipocrite suonano in queste ore le critiche da parte dell’Onu e di alcune potenze i cui governi chiudono sistematicamente gli occhi di fronte ai crimini quotidiani commessi da Israele.
Alle parole seguano i fatti, la violenza di Israele va fermata.
Solidarietà con la resistenza del popolo palestinese!
Fermiamo l’aggressione israeliana!
Basta con le stragi, l’occupazione, l’apartheid, le punizioni collettive!
Nessuna equidistanza tra gli aggressori e le vittime!
Rete dei Comunisti
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Gaza. Palestinesi massacrati nella “giornata del ritorno”
di Nena News *
Sale a 16 il numero dei palestinesi uccisi ieri. Più di 1.000 feriti. Il ministro della difesa israeliana Lieberman ai gazawi: “Non prendete parte a questa provocazione”. Il leader di Hamas, Hanieh: “Non cederemo un pezzo di terra di Palestina né riconosceremo l’entità israeliana”
AGGIORNAMENTI:
Al Mezan: due feriti (forse morti) sono da ieri a 150 metri dalle barriere di confine
Il Centro al Mezan per i diritti umani chiede che l’esercito israeliano consenta di portare soccorso a due dimostranti, Mohammed Al Arabiyeh e Musab Al Saloul, che si trovano Jahr Al Dik in Wadi Gaza, a circa 150 metri dalle barriere con Israele. I due sono stati feriti ieri e, secondo al Mezan, potrebbero essere morti.
Esercito Israele: pronti a colpire anche dentro Gaza
Se le proteste continueranno Israele espanderà la sua reazione e colpirà dentro Gaza. Lo ha detto il generale Ronen Manelis, portavoce militare israeliano, all’indomani della Marcia del Ritorno e dell’uccisione di 16 palestinesi.
Onu, Guterres: indagine indipendente su fatti Gaza
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres vuole “un’indagine indipendente e trasparente” sui fatti di ieri a Gaza mentre il Consiglio di sicurezza Onu sollecita moderazione e riduzione delle tensioni ma non ha deciso alcuna azione dopo l’incontro d’emergenza di ieri sera. L’ambasciatore palestinese Riyad Mansour si dice deluso dal Consiglio di sicurezza Onu che non ha condannato “l’orribile massacro compiuto da Israele”. Invece l’ambasciatore israeliano al Palazzo di vetro, Danny Danon, parla di “un raduno di terrore violento e ben organizzato”.
ore 19:15 Sale a 14 il numero dei palestinesi uccisi oggi
Le ultime due vittime erano due membri del Jihad Islamico. Sono stati uccisi da una cannonata mentre erano sulle barriere in missione. Ezzedin al-Qassam, intanto, fa sapere che tra i morti di oggi c’è anche uno dei suoi uomini. Ma non era armato ed è stato colpito mentre si trovava tra la gente.
ore 19:00 Ministero di salute palestinese: “Numero delle vittime 12, 1.000 palestinesi feriti da gas lacrimogeno, pallottole vere e coperte di metallo”
Ore 17.40 #Gaza è un bagno di sangue. I morti sarebbero 11, forse 13. Si attende la conferma ufficiale
Ore 17.00 Il governo israeliano di fatto ammette di aver aperto deliberatamente il fuoco, facendo scegliere i bersagli ai cecchini, senza che nessun soldato di Tsahal fosse minimamente in odor di pericolo. Basta mettere insieme queste dichiarazioni, raccolte e pubblicate da Repubblica (che riesce nell’infame impresa di sottotitolare “violentissima battaglia al confine con la Striscia”, equiparando una folla disarmata che al massimo poteva tirare sassi con un esercito schierati che ha usato persino l’artiglieria), senza il minimo accenno di analisi critica, come se si trattasse delle tavole della legge:
a) “due sospetti che si sono avvicinati alla barriera di sicurezza nel sud della Striscia di Gaza e hanno cominciato a comportarsi in maniera strana”, e i carri armati hanno sparato contro di loro”;
b) Secondo il generale israeliano Eyal Zamir, l’esercito è intervenuto perché ha “identificato alcuni terroristi che cercano di condurre attacchi, camuffandosi da manifestanti”
c) “i soldati israeliani ricorrono a mezzi antisommossa e sparano in direzione dei principali responsabili e hanno imposto una zona militare chiusa attorno alla Striscia di Gaza, una zona dove ogni attività necessita di autorizzazione”.
ore 15:20 Scontri ad al-Bireh (Ramallah, Cisgiordania Occupata): 14 palestinesi feriti
ore 14:50 La settima vittima si chiamava Mohammad Sa’adi Rahmi
ore 14:40 Partita poco fa la manifestazione a Sakhnin in Galilea (nord d’Israele) per commemorare “il Giorno della Terra”. Il corteo si dirige verso la città di Arraba.
ore 14:35 Foto da Gaza. (Fonte: Dal portale Ma’an in arabo)
ore 14:30 Sale a 7 il numero dei morti palestinesi oggi. Più di 570 i feriti
ore 14 – Sale a cinque il bilancio delle vittime a Gaza
Sono almeno cinque le vittime palestinesi, uccise dal fuoco dell’esercito israeliano a Gaza. Il Ministero della Salute di Gaza ha identificato la quarta e la quinta vittima:Omar Sammour, 31 anni, eAhmad Ibrahim Odeh, 16. Sarebbero tra i 15mila e i 20mila i palestinesi che sono riusciti a raggiungere gli accampamenti di tende, forma di protesta per il diritto al ritorno.
ore 13.45 – Ministero della salute palestinese: “4 i palestinesi uccisi oggi. Più di 365 i feriti”
L’ultima vittima si chiamava Mohammad Abu Omar. Secondo il ministero, sono 365 i palestinesi feriti o intossicati da lacrimogeni, proiettili veri o di gomma.
ore 13.20- Terzo palestinese ucciso. Questa volta a Rafah, a sud della Striscia.
Si chiamava Amin Mahmoud Muammar (35 anni). Fonti palestinesi parlano di 100 feriti
ore 12.15 – Sale a due il bilancio dei palestinesi uccisi oggi dall’esercito israeliano.
Secondo fonti locali di Gaza, la seconda vittima si chiama Mohammed Kamal al-Najjar.
ore 11.20 – Haniyeh, leader di Hamas: “ Non cederemo un pezzo di terra di Palestina né riconosceremo l’entità israeliana”Arrivato al campo di tende allestito dai palestinesi al confine est della Striscia, il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh ha detto: “Diamo il benvenuto ovunque al popolo palestinese che ha sconfitto la scommessa dei leader nemici secondo cui i vecchi sarebbero morti e i giovani avrebbero dimenticato. Ecco i giovani, i nonni e i nipoti. Non cederemo nemmeno un pezzo della terra di Palestina e non riconosceremo l’entità israeliana. Promettiamo a Trump e a tutti quelli che sostengono il suo complotto che non rinunceremo a Gerusalemme e che non c’è soluzione se non il diritto al ritorno”. A riferirlo è la tv palestinese
ore: 10.50 – Ministro difesa israeliano Liberman: “Chi si avvicina alla barriera si mette in pericolo”
(Traduzione dall’arabo: “Agli abitanti della Striscia di Gaza. La leadership di Hamas mette la vostra vita in pericolo. Tutti coloro che si avvicineranno alla barriera, metteranno a repentaglio la loro vita. Vi consiglio di continuare la vostra vita normalmente e a non prendere parte a questa provocazione”)
ore 10.30 – Fonti da Gaza a Nena News: “19 palestinesi feriti a colpi di arma da fuoco”
Fonti palestinesi da Gaza riferiscono a Nena News che 19 palestinesi sono stati feriti nella Striscia di Gaza da colpi d’arma da fuoco sparati dall’esercito israeliano. La notizia al momento non è stata confermata dal Ministero della Salute palestinese. Nella piccola enclave palestinese migliaia di persone sono presential confine con Israele. Le fonti contattate da Nena News fanno sapere che la popolazione non vuole rispettare l’ordine israeliano di non avvicinarsi alla barriera di sicurezza.
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della redazione
Roma, 30 marzo 2018, Nena News– Se l’obiettivo di Israele era quello di alzare la tensione già altissima nella Striscia, il suo tentativo si può dire riuscito: stamane all’alba un contadino palestinese,Omar Wahid Samur (27 anni), è stato ucciso dai colpi sparati da un carro armato israeliano nei pressi di Khan Yunis, nel sud della enclave assediata palestinese.Nell’attacco, riferisce il Ministero della salute locale, è rimasto ferito gravemente un altro palestinese. Scarno il comunicato emesso da Israele su quanto accaduto stanotte: “Due sospetti si sono avvicinati alla recinzione [al confine] e hanno avuto un atteggiamento sospetto vicino ad essa. L’unità dell’esercito ha risposto sparandoli con un carro armato”. Israele ha colpito anche due persone “sospette” nel nord della Striscia sempre perché troppo vicine al confine. Non è chiaro al momento quali siano le loro condizioni.
L’uccisione di Samur giunge a poche ore dall’inizio della “Marcia del Ritorno”, proclamata dai palestinesi in occasione del “Giorno della Terra” che commemora i sei palestinesi uccisi dalla polizia israeliana in Galilea durante le proteste, 42 anni fa, contro la confisca delle terre arabe. Una ricorrenza che, nel corso degli anni, si è trasformata in un’occasione della condanna dell’occupazione militare dei Territori palestinesi occupati e di sostegno alla minoranza araba in Israele.
La tensione è altissima: il capo di stato maggiore israeliano, Gadi Eisenkot, mercoledì ha annunciato di aver autorizzato l’uso di pallottole vere contro i palestinesi che si avvicineranno o attaccheranno le barriere di confine durante la “Marcia del Ritorno”.Eisenkot ha parlato di situazione “altamente esplosiva” nella Striscia: “Stiamo rinforzando le barriere – ha detto – e un gran numero di soldati saranno di guardia nell’area in modo da prevenire possibili tentativi di passare in territorio israeliano”. L’esercito schiererà più di 100 tiratori scelti, ha fatto arrivare rinforzi a sostegno delle unità già presenti e ha anche lanciato avvertimenti alle compagnie di trasporto palestinesi che porteranno i manifestanti alla tendopoli.
Il Maggior Generale Yoav Mordechai, coordinatore delle attività del governo israeliano nei Territori occupati, ha avvertito il movimento islamico Hamas e le altre fazioni palestinesi a non usare le proteste(“manifestazioni di anarchia” a suo dire)per intraprendere un confronto violento con l’esercito israeliano. Ad alimentare la tensione è anche Jason Greenblatt, l’inviato statunitense per le negoziazioni tra Israele e palestinesi che sul suo account di Twitter ha accusato oggi Hamas di “incoraggiare una marcia ostile” lungo il confine con Israele. “Hamas – ha aggiunto – dovrebbe concentrarsi a migliorare la vita dei palestinesi di Gaza invece di istigare alla violenza contro Israele che aumenta solo le difficoltà [dei gazawi] e mina le possibilità di pace”.
Gli islamisti, dal canto loro, ieri sera hanno esortato nuovamente i palestinesi a “restare pacifici così da raggiungere l’obiettivo di questo evento”.Nei giorni scorsi, però, il movimento islamico aveva anche chiarito che i palestinesi non resteranno con le mani in mano qualora le forze armate israeliane dovessero usare la forza per disperdere le manifestazioni.
Dopo un tour delle “tende del ritorno” allestite dai manifestanti palestinesi in questi giorni vicino al confine con Israele,Khalil al-Haya, un ufficiale di Hamas, ha affermato ieri che i palestinesi sono determinati a tornare alle loro terre e alla loro patria.“Il nostro popolo non sarà intimidito dalle minacce israeliane – ha poi aggiunto – Abbiamo aspettato troppo a lungo per ritornare nelle nostre terre da cui i nostri nonni sono stati espulsi 70 anni fa”.
Anche il comitato responsabile del coordinamento delle proteste di oggi ha invitato i manifestanti a protestare “pacificamente”.“Siamo a poche ore dalla fragorosa, legittima e pacifica marcia vicino alle terre, case e proprietà da cui siamo stati espulsi”, si legge in un suo comunicato. Il comitato ha anche invitato le famiglie palestinesi a organizzare viaggi nell’area adiacente al confine “per godere delle bellezze della natura nelle terre occupate della patria”.
Da Nena News
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