mercoledì 29 marzo 2017

GRILLO E LA CANDIDATA GENOVESE(E MILANESE)


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Mentre tenevo in caldo un articolo riguardante la polemica sulla candidata sindaco genovese Marika Cassimatis cui è stato revocato l'utilizzo del simbolo dei pentastellati(marchio di Grillo & Casalleggio e associati),ecco spuntarne uno dove la stessa ha fatto ricorso in tribunale portandoci il guru della setta e querelando pure Di Battista.
Ripercorriamo la storia recente con questo articolo preso da Left(a-genova-il-blog-di-grillo-revoca-il-simbolo )dove durante le primarie è uscita vincitrice la Cassimatis cui è stata sconfessata subito la lista(ancora segreta)da Grillo in quanto secondo lui presentava infiltrati e persone che avrebbero fatto del male al movimento.
Così come accadde a Milano(madn il-mistero-buffo-delle-candidate-sindaco )a Patrizia Bedori,uscita anche lei vincente dalle primarie on line e costretta alle dimissioni subito ufficialmente per la troppa pressione mediatica ma tutti sanno che Grillo,Casaleggio figlio e Dario Fo la incalzarono per abbandonare in quanto"di aspetto non gradevole"e non preparata per la campagna elettorale.
Alla faccia della trasparenza e dell'onestà di questo manipolo di padri padroni fascisti che ribaltano il volere della base del loro elettorato che ancora in troppi non si sono accorti della trappola 5 stelle e nel caso se ne siano accorti allora che sguazzino a piacimento in questo calderone fatto ancora di raccomandati,squali e reazionari di destra,populisti,razzisti e falsi.
L'altro articolo come detto(left il-guru-viene-scavalcato )c'è il"riscatto"della Cassimatis che bastona verbalmente il vertice del movimento e li porta in tribunale per non mettere in discussione le votazioni via web che tanto sono vanto ed orgoglio del popolo grillino.
Che il boss(madn non-avrai-altro-dio-allinfuori-di-me )famoso più per i sui diktat e le purghe di candidati o politicanti non conformi al suo ego abbia dei problemi non ci piove,che abbia problemi con almeno alcune donne non c'è dubbio e spero vivamente che prosegua nella sua carriera di comico che intanto a me non faceva ridere nemmeno prima

A Genova il blog di Grillo revoca il simbolo alla sua candidata.


di Ilaria Giupponi.
Ed ecco un altro colpo di mano del blog di Grillo che non è di Grillo ma è di Grillo. Il leader dei pentastellati ha arbitrariamente deciso di revocare l’utilizzo del simbolo alla lista M5s di Genova, perché la candidata sindaco Marika Cassimatis, nonostante avesse battuto il suo avversario Luca Pirondini, non è gradita.
La Cassimatis infatti, è una grillina ortodossa, di quelle legate al territorio e soprattutto a molti dei compagni di percorso che però oggi sono quasi tutti fuoriusciti: 4 consiglieri comunali su 5, tra cui il capogruppo Paolo Putti, un consigliere regionale, Francesco Battistini, e consiglieri di altri comuni, che contestano la svolta verticistica del Movimento. Ad accuse e fuoriuscite, sebbene provenienti da persone con ampio seguito sul territorio, nemmeno stavolta è seguita una riflessione dei vertici del Movimento.

Eppure Marika Cassimatis era stata votata proprio seguendo il “metodo Genova”, appositamente elaborato dallo staff assieme alla referente regionale e fedelissima di Grillo, Alice Salvatore, che blindava e secretava le liste dei candidati consiglieri.
Secondo il nuovo elaborato elettorale, infatti, il candidato sindaco può essere votato solo dai candidati consiglieri. In caso di vittoria del loro eletto, questi ne vanno a costituire automaticamente la lista. Peccato che nessuno, tranne lo staff, al solito, conosca i nomi dei candidati consiglieri. Eccetto, a quanto pare, lo sfidante Pirondini, che a votazioni aperte aveva poco sportivamente accusato la contendente alal candidatura di essere “amica dei voltagabbana”. Post che poi Pirondini ha cancellato, per sostituirlo con un caloroso in bocca al lupo, che alla luce dell’epilogo suona un po’ come la pugnalata di Bruto.
Il metodo, fortemente contestato da gran parte della base, e apertamente denunciato da tutti gli eletti usciti dal Movimento ligure, oltre a non essere trasparente e a proporre delle vere e proprie liste bloccate, sarebbe stato elaborato appositamente per costituire una lista di cui potersi fidare – come hanno dichiarato Alice Salvatore e Grillo, nelle motivazioni della revoca: «Non possiamo permetterci di candidare persone su cui non siamo sicuri al 100%». A conferma di questo, il “metodo Genova” conteneva una clausola: «Il Garante del MoVimento 5 Stelle si riserva il diritto di escludere dalla candidatura, in ogni momento e fino alla presentazione della lista presso gli uffici del Comune di Genova, soggetti che non siano ritenuti in grado di rappresentare i valori del MoVimento 5 Stelle».
Ma perché solo ora, dopo che ad aver perso è l’uomo della consigliera regionale? Perché «dopo l’esito delle votazioni di martedì – spiega l’ignoto ghost writer per conto del garante – mi è stato segnalato, con tanto di documentazione, che molti, non tutti, dei 28 componenti di questa lista, incluso la candidata sindaco, hanno tenuto comportamenti contrari ai principi del MoVimento 5 Stelle prima, durante e dopo le selezioni online del 14 marzo 2017». 

Come sempre, non è dato sapere chi sia questo qualcuno, né portare contro-deduzioni, essendo la decisione “irrevocabile”. Nè tantomeno è stata contattata la candidata sindaco per chiederle la sua versione dei fatti.
Però un indizio lo dà lo stesso post di scomunica: «Rimetto a tutti gli iscritti certificati del MoVimento 5 Stelle la decisione se non presentare nessuna lista per le elezioni comunali di Genova o se presentare la lista, arrivata seconda per un distacco di pochi voti, con Luca Pirondini candidato sindaco». Una parvenza di democrazia che svanisce appena si legge che il tempo per la votazione – e dunque per trovare e votare un altro sindaco – sarà aperta oggi 17 marzo dalle 10:00 alle 19:00.
«Le avvisaglie del fatto che si stesse andando verso un movimento autoritario e non più democratico, con decisioni calate dall’alto sulla base, c’erano tutte», dice a Left Francesco Battistini, consigliere regionale Cinquestelle attualmente autosospeso. «Con oggi, questa realtà diventa palese. Purtroppo anche una votazione on-line con un metodo – anche questo – imposto dai vertici, che non ha dato immediatamente i frutti sperati, visto che tutto era pilotato per far vincere il delfino della Salvatore, Pirondini, è stata completamente sconfessata sempre su decisione del capo politico. Per la serie, se non vinco la partita mi porto via il pallone».
Battistini, attualmente nel Gruppo misto regionale, ci dice: «Non siamo li a lavorare per un logo o per un partito, ma per dei principi. Che oggi quel simbolo non porta più con sé. E a giornata di oggi lo testimonia, perché  nessuna organizzazione democratica si sarebbe comportata così».
Ma a quanto pare, poco importa.
Mentre parliamo, sul telefono di Battistini continuano ad arrivare messaggi di persone che dichiarano che d’ora in poi, non voteranno più Movimento 5 stelle. Beppe, sicuro di averci guadagnato?

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A Genova, Cassimatis disconosce Grillo e lo porta in Tribunale. Così il guru viene scavalcato per la prima volta.

di Ilaria Giupponi.
Non molla, Marika Cassimatis. Ma c’è da chiedersi quanto durerà ancora. La ex candidata sindaco M5s di Genova, votata dagli attivisti ma “squalificata” da Grillo, è misteriosamente ancora interna al Movimento 5 stelle. Nonostante non sia stata ritenuta degna di rappresentare i Cinquestelle alle prossime amministrative e nonostante lei e gli altri 28 consiglieri esclusi abbiano presentato stamattina ricorso in Tribunale«Io e la mia lista, risultata vincitrice alle “primarie” 5s, vogliamo essere reintegrati. E chiediamo la sospensiva del voto nazionale», oltre a pubbliche scuse per tutti. Scavalca Grillo e va dritta al punto, la docente ligure, appellandosi alla legge nazionale che dovrebbe valere per tutti – inclusa l’Associazione M5s, che pure si è dotata di un proprio impianto para-giudiziario, ma che, puntualmente, si scontra con i dettami costituzionali che regolamentano la vita democratica (come abbiamo ricostruito sulle nostre pagine).
E così, ai giudici amministrativi Cassimatis chiederà di correre col simbolo pentastellato, nonostante la proprietà – Grillo e la Casaleggio Associati – abbia espresso pubblico diniego. Denuncia che va ad aggiungersi a quella per diffamazione rivolta proprio al guru dei Cinquestelle Beppe Grillo per l’accusa, non meglio specificata, di aver «ripetutamente e continuativamente danneggiato l’immagine del Movimento 5 stelle». «Molti dei 28 componenti di questa lista, incluso la candidata sindaco», scriveva Grillo il 17 marzo sul blog, «hanno tenuto comportamenti contrari ai principi del MoVimento 5 Stelle». Il post, definito da Cassimatis «estremamente oltraggioso» ha poi comportato la revoca del simbolo. Onta massima, nel Movimento 5 stelle – e che solitamente precede l’espulsione irrevocabile. Invece Cassimatis è ancora in sella e stamattina in conferenza stampa ha rilanciato: per la prima volta, un attivista Cinquestelle anticipa il Garante e lo trascina davanti al giudice. Una querela arriva anche ad Alessandro Di Battista, «per aver rilasciato dichiarazioni ingiuriose» nei confronti di Cassimatis e dei suoi compagni, definendoli “squali”. «A noi, che volevamo offrire il nostro tempo e la nostra passione per un ideale politico, per un’idea di giustizia. Sono insegnati, operai, lavoratori, studenti, tutti impegnati da anni al M5s. Alcuni di loro sono iscritti dal 2009, anno di nascita del Movimento». Gli hanno dato degli “infiltrati”: «Ma di cosa stiamo parlando?», rimanda al mittente una determinatissima Cassimatis.
«I consiglieri (autocandidatisi, che votando il loro candidato sindaco ne vanno eventualmente a comporre la lista, ndr) non erano noti a nessuno, quindi anche ci fosse stato un camorrista tra i miei votanti, la responsabilità sarebbe stata di chi li ha selezionati, ovvero lo staff». Senza contare che stando al Metodo Genova, sviluppato dalla capogruppo regionale appositamente per queste elezioni, «il sindaco avrebbe potuto, una volta giunta a conoscenza dell’identità dei suoi consiglieri, ricusarne uno o più e sostituirli con altri candidati. Senza bisogno dunque di invalidare tutta la lista».
Hanno chiesto ripetutamente – pubblicamente e formalmente – documenti e chiarimenti, gli estromessi, ma dallo staff e da Grillo – che pure abita a due passi da lì – nessuna risposta, mail o telefonata.
L’unica motivazione addotta da Grillo per far mandare giù agli attivisti il suo atto di imperio è stato quel “Fidatevi di me”. Che per Cassimatis «non esiste, come prova, in nessuno Stato di diritto. Ma nemmeno nella Repubblica delle Banane». Dice di più, Cassimatis: «È rischioso, molto rischioso, andare dietro a questo tipo di impostazioni. Perché la democrazia è fatta di trasparenza. E la trasparenza qui non c’è».
Non solo. Come spiega l’avvocato Lorenzo Borrè (il legale che segue tutte le cause degli espulsi M5s e ora anche dei ricorrenti genovesi) sul numero di Left in edicola questa settimana, ogni persona ha diritto, come da articolo 111 della Costituzione, alla propria difesa. «Io devo essere messo in condizioni non solo di difendermi dalle accuse, ma anche di poter esercitare tale diritto in un contraddittorio, e con i documenti della accuse alla mano». E questo, per altro, «prima che avvenga il sanzionamento, non dopo».
E, sempre in base alla Carta, sarebbe tutelato anche il diritto di espressione, ricorda la grillina: «Per intenderci, mettere un like a un post di Pizzarotti, è sintomo di libertà di espressione, e non è un’aggressione al Movimento 5 stelle». Perché questi sono i “crimini” di cui stiamo parlando.
«Che cosa sta accadendo nel Movimenti 5 stelle?», si chiede dunque Cassimatis. «Ce lo stiamo chiedendo, come molti altri attivisti di tutta Italia ormai». Ma chissà che non sia la giustizia a raddrizzare la piega poco democratica del  Movimento 5 stelle.

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