martedì 9 giugno 2015

IL VOTO MESSICANO

Le elezioni legislative messicane hanno visto una percentuale di astensionismo pari al 53% dei votanti,fatto suggerito dalla campagna per il boicottaggio che ha visto soprattutto i parenti e gli amici dei 43 desaparecidos della scuola normale rurale di Ayotzinapa nello stato del Guerrero i maggiori fautori.
L'articolo preso da Infoaut parla degli incidenti e dei sabotaggi di molti seggi,alcuni addirittura non si sono potuti costituire,e delle reazioni della polizia che ha provocato feriti e un uccisione di un insegnante a Tlapa.
Questo comitato chiede in primis la verità sulla sparizione dei 43 studenti certamente uccisi,la totale demolizione dell'attuale apparato politico del narcogoverno messicano e la punizione esemplare di questi.
Verso la fine del contributo vi sono i risultati elettorali che hanno visto la vittoria del partito dell'attuale maggioranza del Pri anche se ha perso parecchi deputati.

Boicottaggio elettorale in Messico: oltre 50% di astensione, morti e feriti.

Grande successo della campagna per il boicottaggio delle elezioni legislative in Messico, dove l'astensione totale si è attestata al 53% e in diversi stati – soprattutto Guerrero, Michoacan e Oaxaca - l'incendio dei seggi e delle schede elettorali iniziato diversi giorni fa è riuscito ad impedirne lo svolgimento quasi completamente. La campagna, rilanciata soprattutto dai genitori e dai compagni dei 43 studenti di Ayotzinapa scomparsi nel settembre del 2014 con la complicità delle autorità locali e federali, ha raggiunto il suo culmine nella giornata del 7 giugno, giorno delle elezioni, che si è caratterizzata per gli alti momenti di tensione registratisi in tutto il paese a causa degli scontri con le forze dell'ordine poste a difesa dei seggi.

A Tixtla, nel Guerrero, genitori, studenti e docenti della scuola normale di Ayotzinapa hanno impedito l'installazione di almeno 28 seggi su un totale di cinquanta, dopo che una settimana fa avevano dichiarato di volere impedire lo svolgimento delle elezioni fintanto che i 43 normalistas scomparsi non fossero ricomparsi e i candidati governativi non si fossero svincolati dagli strettissimi rapporti che li legano alla criminalità organizzata e ai cartelli della droga, insieme ai quali esercitano un fortissimo controllo sui Congressi (locali e nazionale), sui governatori degli stati e su numerosi sindaci. Nonostante alcune élite di potere abbiano infatti tentato di riciclarsi utilizzando lo stratagemma dei “candidati indipendenti”, la verità è che, almeno negli Stati come Guerrero e Michoacan, nulla si muove se i cartelli non lo consentono. In ballo, infatti, non c'è solamente la conquista di un comune o di un distretto, ma la riorganizzazione dei diversi business della criminalità organizzata – in particolare dei cartelli Guerreros Unidos, Ardillos e Rojosche - che è quindi pronta ad utilizzare qualsiasi mezzo, compreso l'omicidio e la sparizione forzata, come dimostra la morte di 21 candidati nelle settimane precedenti alle elezioni.

La tensione nella città di Tixtla è cominciato la sera di sabato quando, approfittando di due blackout, alcuni gruppi di persone al soldo del PRI (Partido Revolucionario Institucional, il partito di maggioranza di cui fa parte il presidente Enrique Peña Nieto) hanno minacciato le persone presenti alle iniziative del #BoicotElectoral. Nonostante le provocazioni - che hanno raggiunto l'apice con lo sgombero del municipio e dell’auditorium occupati l’ottobre scorso e il ferimento di tre persone - dalle 7 del mattino di domenica i militanti e gli attivisti presenti hanno iniziato a recarsi nei seggi chiedendo agi elettori presenti di poter prelevare il materiale e le schede elettorali per poterli distruggere senza trovare grandi resistenze nella popolazione. Il boicottaggio è poi proseguito per tutta la giornata, nonostante gli elicotteri della polizia federale sorvolassero costantemente la città e ci fosse il timore di attacchi squadristici; verso mezzogiorno poi l'Istituto elettorale del Guerrero ha annunciato che le elezioni comunali a Tixtla sarebbero state annullate a causa della distruzione di oltre il 20% delle schede elettorali, provocando così l'irritazione dell'Instituto Nacional Electoral che ha invece deciso di conteggiare ugualmente le pochissime schede valide e decretando poco dopo la vittoria del candidato del PRI.

L'episodio più grave si è però verificato a Tlapa, dove la polizia federale ha fatto irruzione in una sede del sindacato CETEG (Coordinadora Estatal Trabajadores de la Educación-Guerrero, tra i più attivi nel supportare la lotta per i 43 di Ayotzinapa) arrestando 8 insegnanti e provocando la reazione della popolazione locale che, in tutta risposta, ha sequestrato 35 poliziotti che sono poi stati liberati in cambio del rilascio degli arrestati. In serata però, polizia e reparti dell'esercito hanno fatto irruzione nel quartiere di Tepeyac per cercare i portavoce del sindacato; durante il blitz, durante il quale sono stati lanciati diversi lacrimogeni e proiettili di gomma, un insegnante, Antonio Vivar Díaz, è stato colpito da un proiettile sparato dagli agenti ed è morto. Il bilancio finale della retata è poi stato di sette arresti e 4 feriti.

Nello stato di Oaxaca invece le azioni di boicottaggio si sono verificate principalmente nei paesi più piccoli, dove gli insegnanti del sindacato CNTE (Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación), dopo avere bruciato diverse cabine e schede elettorali, hanno impedito l'ingresso di militari e di polizia inviati per verificare l'avvenuta installazione dei seggi. In conseguenza di ciò la polizia federale ha arrestato almeno 88 docenti della Sezione 22 del CNTE nella zona delle città di Oaxaca e di San Bautista Tuxtepec, rilasciandoli poi nella giornata di ieri. Le azioni di boicottaggio sono comunque riuscite ad impedire l'installazione di circa il 9% delle sezioni dello stato.

Diverse altre iniziative di boicottaggio si sono tenute anche in Chiapas, con l'incendio di diverse sedi di partito, e in Michoacán dove le comunità indigene di Urapicho, Pichátaro, Tingambato, San Felipe De Los Herreros e Chaparan hanno impedito l'installazione delle sezioni. Numerosi media indipendenti riportano poi come il rifiuto del meccanismo elettorale si sia espresso anche tramite l'annullamento delle schede, sulle quali migliaia di messicani hanno espresso il proprio disprezzo per la classe politica scrivendo frasi riguardanti i più recenti episodi di repressione nei confronti dei movimenti sociali. Anche il collettivo di cyber hacktivisti Anonymous ha poi dato il suo appoggio alla lotta del #BoicotElectoral defacciando il sito della Camere dei Deputati con frasi di appoggio ai normalistas di Ayotzinapa e agli insegnanti di Oaxaca e pubblicando online un database con i contratti milionari che diverse aziende hanno stretto con i parlamentari.

Una mobilitazione capillare e sostanzialmente riuscita, grazie alla mobilitazione di migliaia di persone spinte soprattutto dalla determinazione dei genitori dei 43 normalistas di Ayotzinapa, che negli ultimi 9 mesi hanno dimostrato una ferma determinazione nel rilanciare la lotta per i desaparecidos e riuscendo così a trainare a sé buona parte delle istanze sociali negli stati più poveri del Messico. Un boicotaggio effettivo, che vede come contraltare una sostanziale riconferma dei precedenti assetti di potere, con il PRI che perde una quindicina di deputati (29%) ma si conferma prima forza del paese, seguito dai conservatori del Partito di azione nazionale (Pan) al 21%, il Partito della rivoluzione democrática (PRD, centrosinistra)  dimezza i suoi consensi e arriva all’11%, in favore del Movimento di Rinnovamento Nazionale (Morena, all’8,5%) fondato da Manuel Lopez Obrador, ex sindaco di Città del Messico, dove Morena è il primo partito.

Ma, al di là delle cifre, rimane evidente il dato di uno scollamento sempre più evidente tra le istituzioni del “narco-estado” e la popolazione messicana, costretta a vivere sotto il controllo sempre più opprimente delle forze di sicurezza che reprimono qualsiasi forma di dissidenza e il più delle volte risultano colluse con gli apparati locali della criminalità organizzata. In una dimensione di scollamento quasi totale tra i rappresentanti del potere - sia esso imposto tramite le logica prevaricatrice del sodalizio tra cartelli e istutizioni locali o tramite la farsa della “legittimità” democratica - e popolazione, il segnale positivo da cogliere è senz'altro quello relativo alla volontà di rigettare entrambi i meccanismi in maniera esplicita nell'ottica di organizzare dal basso nuove forme di cogestione della vita. E, in questo senso, la molteplicità di lotte sul territorio messicano e il loro tentativo di ricomposizione sul terreno dello scontro non può che essere considerato come un riuscito tentativo iniziale.

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