La transizione del cane a sei zampe.
Olivier Turquet
A Roma, Ravenna, Milano, Napoli e in diverse altre città italiane, il 12 maggio Extinction Rebellion insieme a GreenPeace, Fridays for Future, Re:Common, Non Una di Meno e Rise Up for Climate Justice hanno organizzato manifestazioni e performance per dire che il gioco della transizione ecologica che serve a tingere di verde l’immagine di chi devasta la terra alimentando i cambiamenti climatici è scoperto.
Mercoledì 12 maggio Extinction Rebellion insieme a GreenPeace, Fridays for Future, Re:Common, Non Una di Meno e Rise Up for Climate Justice ha realizzato in numerose città italiane manifestazioni e performances per chiedere al Governo di cessare la connivenza con il cane a sei zampe, principale responsabile italiano delle emissioni di gas serra e del collasso climatico ed ecologico.
A Roma, dalle 9 alle 13, in Piazza della Stazione Enrico Fermi presidio di fronte al palazzo dell’ENI dove si riuniva, a porte significativamente chiuse, l’assemblea degli azionisti della multinazionale energetica. Di fronte al palazzo un enorme banner recitava “ENI killer del clima” mentre un ironico iceberg in scioglimento galleggiava nel laghetto dell’EUR adiacente, sopra il quale attiviste e attivisti di GreenPeace avevano trascorso la notte precedente.
Dal palazzo nessuna risposta né alcuna ricerca di un dialogo con gli attivisti. Il discorso portato avanti dagli ecologisti sottolinea la logica del profitto che continua a guidare gli interventi e i provvedimenti, compresi quelli della sbandierata “transizione ecologica”.
“Non c’è più tempo per il greenwashing” hanno sottolineato i militanti “né per operazioni cosmetiche: è ora di discutere l’attuale modello di sviluppo che divora energia e non si preoccupa delle conseguenze ambientali delle azioni”.
A Ravenna, dalle 17:00 in Piazza Kennedy manifestazione nazionale “Il futuro non si (s)tocca! – NO CCS” per denunciare l’ipocrisia green malcelata dietro il progetto di ENI per la cattura e lo stoccaggio della CO₂ a largo della costa ravennate.
Il progetto prevede un sistema tecnologico di stoccaggio della CO2 prodotta dalle industrie, cioè un modo, hanno sottolineato gli attivisti, di “nascondere la polvere sotto il tappeto”.
Nella manifestazione, che ha visto la partecipazione di alcune centinaia di persone, campeggiava la statua di Mutoid che sputava fuoco e aveva forma del cane a sei zampe di ENI, a metà tra un cane e un drago.
Negli interventi si è sottolineato quanto si stia sprecando, in termini di risorse e di denaro, rispetto alla ricerca delle soluzioni per una transizione seriamente ecologica e che punti alla risoluzione definitiva dei problemi, incidendo radicalmente nel modo di produzione e di consumo.
Nel discorso di Extinction Rebellion si è sottolineata la necessità di ridare il potere alle persone con la assemblee di cittadini, una delle tre proposte di XR.
Altri interventi hanno raccontato come il territorio di Ravenna abbia già dato molto a ENI negli anni, in termini di territorio, di persone e lavoro, di risorse naturali, a ribaltare la narrativa secondo la quale sia l’azienda a “dare” al territorio, a contribuirne allo sviluppo e alla valorizzazione.
Mobilitazioni anche a Milano, Napoli e in altre città italiane che hanno visto la partecipazione di molti cittadini e associazioni. Per Extinction Rebellion queste azioni rientrano nella “ribellione diffusa” che è stata lanciata il 1 Aprile con azioni dedicate alle banche che appoggiano le aziende fossili, proprio come ENI, con l’aggravante che ENI è azienda di stato.
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