giovedì 1 aprile 2021

L'INFAME IRRICONOSCENZA MADE IN ITALY

L'infamia del voto contrario alle sanzioni a Cuba tramite i rappresentanti italiani all'Onu è di una gravità e di una vergogna infinita,nonché di una tristezza e di un'irriconoscenza senza limiti visto sia il periodo storico in cui viviamo che per la lunghezza di questo blocco che dura da decenni.
Non ho scritto di proposito come parte di questa nefandezza il fatto che i medici cubani abbiano operato in tutto il mondo con i membri delle varie Brigate Henry Reeve,solerti ad aiutare a combattere il Covid-19 soprattutto nei primi mesi della pandemia vista la preparazione e la competenza assodate della sanità pubblica cubana in quanto anche se non fosse accaduta tutta questa solidarietà che viaggia assieme al motto "La nostra Patria è l’umanità" Cuba non merita tutto questo.
La sudditanza tanto evocata quanto veritiera verso gli Stati Uniti è esplosa in messaggi e manifestazioni di vicinanza ai cubani e contro il voto all'Onu sia in Italia che nel resto del mondo dove non si è votato per la fine dell'embargo e nella stessa L'Avana c'è stata una grande carovana di protesta contro queste continue disposizioni che non aiutano per niente il paese a vivere dei momenti con più serenità(vedi il primo articolo di Contropiano:la-dignita-di-cuba-contro-il blocco ).
Nel secondo articolo invece la lettere della sindaca di Crema Stefania Bonaldi che ha avuto il coraggio di protestare direttamente a Draghi il suo disgusto verso questa assurda decisione di sottomissione agli Usa usando parole dure e non scontate visto che fa parte di uno dei partiti che ha avallato questa scelta(la-sindaca-di-crema-si-schiera-con-cuba ).
Crema ha un forte debito di riconoscenza verso Cuba perché la nostra città ha avuto l'onore di ospitare medici cubani che hanno lavorato a fianco di quelli italiani nell'ospedale da campo allestito a fianco del nosocomio cittadino(madn medicinon-bombe e link collegati).

La dignità di Cuba contro il blocco Usa sfila in carovana.

di  Laura V Mor *   

Mentre in Italia si consumava l’ennesimo atto di vigliaccheria e ingratitudine del  “nostro” governo verso Cuba – con il voto contrario all’Onu alla sospensione delle sanzioni contro chi nel momento peggiore della pandemia di Covid 19 ci ha teso la mano e sostenuto gratuitamente con i suoi medici – a Cuba, negli Stati Uniti e in diversi paesi, nei giorni scorsi si sono svolte carovane popolari contro il blocco. Qui di seguito una corrispondenza di Cuba Resumen sulla carovana svoltasi all’Avana.

E’ una risposta che dà la cifra della differenza di sistema, di mentalità, di alleanze e di dignità di un paese e del suo popolo rispetto all’abiezione euroatlantica in cui siamo ingabbiati ormai da troppo tempo.

L’Avana. – La Carovana Mondiale contro il Blocco di Cuba ha riunito organizzazioni e personalità di più di 50 paesi dei cinque continenti.

Le mobilitazioni si sono articolate intorno alla richiesta al presidente Joe Biden dell’abrogazione delle sanzioni economiche imposte da Trump, la riapertura dell’ambasciata statunitense all’Avana chiusa con la scusa dei presunti “attacchi sonori” e il ripristino del programma di ricongiungimento familiare.

Allo stesso tempo, gli amici solidali dei cinque continenti hanno divulgato le conquiste della medicina cubana, come i cinque candidati vaccini anti-Covid-19 che il paese sta sviluppando e la ventina di farmaci di produzione nazionale che vengono utilizzati per contrastare gli effetti della malattia, un tema che viene arbitrariamente ignorato dai media mainstream che fanno parte dell’immensa macchina mediatica allestita contro Cuba, ignorando la possibilità che possa diventare il primo paese dell’America Latina ad avere un proprio vaccino in questa pandemia.

Spicca l’ammirazione per la cooperazione medica internazionale di Cuba che ha assistito 40 paesi nell’affrontare la pandemia con 57 brigate mediche Henry Reeve, motivo per cui la campagna perché le venga assegnato il premio Nobel per la pace 2021 è ancora in corso.

“Oltre alle carovane in Asia, Oceania, Africa, America del Sud ed Europa dell’Est di questo sabato, si aggiungono oggi (domenica) altre azioni negli Stati Uniti, in Centroamerica e anche a Cuba”.

Dalle 10 del mattino motociclette, biciclette e automobili hanno circolato lungo il Malecón dell’Avana, unendosi a questa campagna globale che cerca di rendere visibile l’esistenza del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba e il grande impatto sul popolo cubano generato dalle più di 240 sanzioni ordinate dall’amministrazione uscente Trump, che sono ancora in vigore con la nuova amministrazione Biden.

Bandiere della Stella Solitaria e striscioni che denunciano i danni accumulati in sei decenni di blocco, che ammontano a un totale cumulativo di 144.413 miliardi di dollari (1), hanno inondato il Malecón al passo delle biciclette, motociclette e automobili che sfilavano nella colorata carovana.

“L’inasprimento opportunistico del blocco da parte dell’amministrazione Trump nel mezzo della pandemia COVID-19 lo rende ancora più genocida, ancora più criminale”, ha denunciato il ministro degli Esteri Bruno Rodríguez.

Cinque miliardi di dollari è la perdita nell’ultimo periodo, una cifra record per un anno (2) e “il più grande ostacolo allo sviluppo nazionale”, come denuncia permanentemente il governo cubano in diversi spazi nazionali e sovranazionali e come è stato anche dichiarato a gran voce dai giovani presenti questa mattina in questa “pelea por lo justo nos une”. Nelle reti sociali, così come nel Malecón, si è sentito forte e chiaro: #NoMásBloqueo.

(1) Secondo i dati del rapporto Cuba vs Bloqueo 2020. Relazione di Cuba secondo la risoluzione 74/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite “Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba” / luglio 2020.

(2) Dati per il periodo da aprile 2019 a marzo 2020 secondo il rapporto Cuba vs Blockade 2020

*Da Cuba En Resumen – Resumen Latinoamericano 

Foto di Yaimi Ravelo e Syara Salado Massip*

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La sindaca di Crema si schiera con Cuba

di  Stefania Bonaldi   

Lettera a Draghi

“Dopo un giorno di riflessione, stamane ho mandato questa lettera al nostro Presidente del Consiglio. 

La stima, la riconoscenza e l’affetto per i nostri Hermanos de Cuba me lo imponevano. 

*****

“Caro Presidente del Consiglio

Prof. Mario Draghi,

chi Le scrive è una sindaca di Provincia, che si spende per una comunità di 35mila persone e che può solo immaginare cosa significhi governare un Paese di 60milioni di abitanti, a maggior ragione in un momento così drammatico. Tuttavia, come donna, come madre, come cittadina e, infine, come sindaca, sento di dovere aggiungere un piccolo peso a quelli che già incombono sulla sua figura, perché ritengo che il nostro Paese, pochi giorni fa, abbia violato in modo grave codici di civiltà decisivi, come la riconoscenza, la lealtà, la memoria, la solidarietà.

Un anno fa la Brigata Henry Reeve, con 52 medici ed infermieri cubani, è arrivata in soccorso della mia città, Crema, della mia gente, del nostro Ospedale, aggrediti e quasi piegati dalla prima ondata pandemica. 

I sanitari cubani si sono presentati in una notte di marzo dalle temperature rigidissime, in maniche di camicia, infreddoliti ma dignitosi. Avevano attraversato l’Oceano per condividere un dramma che allora ci appariva quasi senza rimedio e le giornate si consumavano in un clima di morte. Anche oggi è così, ma dodici mesi fa il nemico era oscuro e sembrava onnipotente, la scienza non aveva ancora trovato le contromisure. Oggi vediamo la luce, allora eravamo in un racconto dall’esito incerto. 

In una sola notte, grazie alla solidarietà dei cremaschi e delle cremasche, li abbiamo vestiti ed equipaggiati. Da quel momento e per oltre due mesi si sono sigillati in un Ospedale da campo, montato di fianco al nostro ospedale, gomito a gomito coi nostri sanitari, per prestare cure e supporto alla popolazione colpita dal virus, generando una risposta di coraggio nelle persone, che in quei mesi si è rivelata decisiva. È stato quello il primo vaccino per noi cremaschi!

E non appena la pressione sull’ospedale è diminuita, gli stessi amici cubani si sono immediatamente convertiti all’intervento sul territorio. La medicina a Cuba si fa casa per casa, una dimensione che noi abbiamo coltivato poco, e le debolezze di questa scelta le abbiamo misurate tutte, durante la pandemia, attraversando strade ostili e non presidiate.

È bastato il suggerimento della Associazione Italia-Cuba al Ministro Roberto Speranza, perché partisse una richiesta di aiuto, e lo Stato di Cuba, in una manciata di giorni, il 21 marzo del 2020, rispondeva inviando a Crema 52 operatori sanitari, mentre altri 39 sarebbero arrivati il 13 aprile successivo a Torino, per svolgere la stessa missione umanitaria, riscrivendo la parola solidarietà nelle vite di molti italiani, abbattendo ogni barriera e depositando un lascito civile e pedagogico, per le nostre comunità ed i nostri figli. Solo allora abbiamo capito che il virus avrebbe perso la sua battaglia, e ancora oggi viviamo di quella rendita, per questo abbiamo meno paura.

Mi rendo conto che esistono “equilibri” internazionali e che vi sono tradizionali posizioni “atlantiste” del nostro Paese, ma quando ci si imbatte nello spirito umanitario dei cubani “situati”, che come ognuno di noi ambiscono a una vita migliore, quando, superati i muri ideologici, ci si trova di fronte ad un altro segmento di umanità, capace di guadagnarsi la gratitudine e la riconoscenza di tanti italiani, si finisce per trovare inqualificabile la posizione assunta dal nostro Paese in seno al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, laddove era in discussione una risoluzione che condannava l’impatto sui diritti umani di sanzioni economiche unilaterali ad alcuni stati, fra cui appunto Cuba. 

“La nostra Patria è l’umanità”, con queste parole ci avevano salutato i nostri Hermanos de Cuba arrivando a Crema ed io le chiedo, caro Presidente, qual è la nostra, di Patria, se l’opportunismo e la realpolitik ci impediscono di rispondere in termini di reciprocità ai benefici ricevuti ed alla solidarietà che un Popolo assai più umile, più povero e con molti meno mezzi del nostro, ma ricco di dignità, umanità ed orgoglio, ci ha donato in uno dei momenti più drammatici della nostra storia repubblicana. 

Questa presa di posizione dei nostri rappresentanti alle Nazioni Unite, peraltro su un atto dalla forte valenza simbolica, doveva essere diversa, perché era necessario rispondere con maturità politica a un’azione gratuita e generosa, che aveva salvato vite vere di italiani in carne ossa. Mi domando che senso pedagogico e politico possa avere invece avuto il nostro voto contrario. Non è così che si favorisce il cambiamento delle relazioni, persino di quelle internazionali. 

Era l’occasione giusta per reagire con un atto di lungimiranza, capace di spezzare posizioni cristallizzate, vecchie di oltre mezzo secolo, proprio per dimostrare il desiderio di affratellarsi con tutte le genti, in un Pianeta in cui i confini e le ideologie appaiono ogni giorno più lontani dallo spirito delle nuove generazioni.

Chiedo a lei, signor Presidente, di fare giungere un positivo gesto istituzionale e un grazie ai nostri fratelli cubani, un atto che, dopo l’improvvida presa di posizione, li rassicuri sul nostro affetto e la nostra vicinanza, che apra la strada a un consolidamento dell’amicizia e che permetta alla democrazia di guadagnarsi una possibilità. 

Con stima, 

Stefania Bonaldi 

Sindaca di Crema”

#HermanosDeCuba

#CremaCuba

#BrigataHenryReeve

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