martedì 11 settembre 2018

SALVINI SALVA BOSSI PER I PROPRI COMODI


Risultati immagini per lega 49 milioni di euro
Ciclicamente il tema dei 49 milioni di Euro che la Lega ha rubato,fatto comunque provato ed ammesso dagli stessi protagonisti per via della questione dei rimborsi elettorali percepiti già dieci anni fa di cui Salvini ha speso molto fino al 2014(vedi:madn 49-milioni ),torna in auge.
Lo stesso RincoSalvini che ha beneficiato di quei fondi illeciti che gli hanno permesso di essere eletto in Parlamento e che ora racconta che a quei tempi non contava nulla scaricando le colpe sui senatori leghisti come Bossi e Belsito.
Lo stesso Bossi che come si può vedere nei due articoli proposti(left straziami-ma-di-rimborsi-saziami/ e senza soste larrampicata-sugli-specchi-di-di-maio )è stato eletto come senatore grazie alla scelta della Lega di candidarlo in un posto praticamente blindato per non farlo processare,in una sorta di accordo tacito con Salvini per non farlo testimoniare per screditare il nuovo razzista a capo della schiera di questi imbecilli.

Straziami ma di rimborsi saziami.

di Giulio Cavalli 
Che un partito rubi soldi non è una novità. Basta fare un salto ai tempi di tangentopoli (con tutte le storture che ha comunque lasciato come macerie) o ricordare i 25 milioni di euro che il tesoriere della Margherita, Lusi si intascò meritandosi anche una condanna per calunnia nei confronti di Rutelli. La politica italiana (e questo sì sarebbe un tema di cui discutere) ha sempre esercitato il potere nella forma malata legata a doppio filo con l’arricchimento personale. Ci siamo abituati, anche. Io lo trovo terribile: non è forse l’abitudine al delitto o alla bassezza morale il primo passo per l’insensibilità verso il presente e le persone che lo abitano? Anche di questo, sarebbe il caso di prendersi il tempo di parlare.

Però dei 49 milioni di euro che ieri il Tribunale del Riesame ha autorizzato a sequestrare alla Lega mi interessava ascoltare soprattutto la risposta politica. Anzi le risposte: quella di Salvini (che con la sua comunicazione tutta emotiva si ritrova a mettere la magistratura tra le repulsioni che i cittadini hanno il diritto di ostentare e ha gioco facile) e quella dei suoi compagni di governo.

Salvini, appunto. Dice il leader leghista che questa sentenza riguarda il passato e a lui non interessano i processi alla storia. Peccato: a noi sì. Perché il giochino della storia vecchia non funziona nemmeno nelle più sbrindellate compagnie da birreria e non si vede perché dovremmo concederla a un dirigente del Paese. Ma c’è un passo in più: quella storia vecchia non è stata né rinnegata né elaborata. Il protagonista Umberto Bossi è senatore voluto, fatto eleggere proprio da Salvini e la Lega (questa volta di Salvini) non si è costituita parte civile, quindi non si sente parte offesa. Non solo ci interessa il processo alla storia ma addirittura ci piacerebbe sapere quali siano i fili che la tengono ancora legata al presente, quella storia. I processi alla storia, tra l’altro, servono perché non si ripetano gli stessi errori e gli stessi orrori. Capisco che questo turbi un po’ il ministro dell’interno. Dice Salvini che gli italiani sono con lui. Sarebbe da battergli il ditino sulla spalla e ricordargli l’altro Matteo, ben più alto (nei voti) rispetto ai suoi sondaggi.

Ma Salvini non si batte con questa sentenza e sarebbe il caso che questa (blanda) opposizione lo capisca in fretta. Non si cancella Salvini sperando che qualcuno gli impedisca di fare politica: è stupido e anche inefficace. Il tintinnare di manette è antipolitica tanto quanto l’indignazione da scontrini. Non se ne esce così. Non si entra nel campo avversario (vale per i rimborsi ma vale anche per la svolta a destra sull’immigrazione) introiettando le stesse paure e finendo per legittimarle. La gente non smetterà di votare Salvini per questa condanna e soprattutto non voterà quegli altri nel caso in cui dovesse farlo. I voti di sponda, quelli volatili e biliosi, sono troppo friabili per ricostruire un Paese.

Buon venerdì.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

L’arrampicata sugli specchi di Di Maio sui 49 milioni fatti sparire dalla Lega.

Di Maio ci ha preso per scemi. Oppure pensa che il suo elettorato sia composto da piccoli fans.

Da giorni ripete come uno scolaretto che non ha nessun imbarazzo rispetto alla vicenda giudiziaria della Lega riguardo ai 49 milioni.
https://youtu.be/3axFYiM1GCI

Ha fatto la sua fortuna politica contando gli scontrini altrui ma in questo caso nessun imbarazzo.

Perché? “Perché la vicenda riguarda la gestione Bossi ed il suo cerchio magico”.

Più  che una valutazione politica pare un’arrampicata di specchi. Infatti un partito non è un ristorante che cambia gestione, specialmente quando tutt’ora ci sono senatori, deputati, governatori e sindaci che con Bossi ci sono stati 20 anni (Salvini compreso). Ma la cosa più bella è che Salvini 6 mesi fa ha ricandidato colui, Umberto Bossi in persona, che col suo “nuovo” partito, secondo Di Maio, non c’entra più nulla. Lo ha candidato nei listini bloccati, cioè nella fetta di candidati sicuri del posto e calati dal partito. Che bel modo per dissociarsi da uno che aveva creato un cerchio magico e aveva rubato e messo in difficoltà il partito!

Bossi è stato mandato in Senato da Salvini per essere salvato dalle grinfie della giustizia italiana. Probabilmente è la tangente politica che Salvini deve pagare a Bossi in cambio del silenzio che non lo faccia coinvolgere nello scandalo.

Da tutta questa storia quello che ci esce con una pallina rossa al naso è Di Maio che ormai è la marionetta di Salvini.

Nessun commento: