martedì 16 agosto 2016

UN ALTRO RECORD NEGATIVO ITALIANO


In un periodo in cui si parla spesso a vanvera delle eccellenze italiane nel mondo,quasi tutte legate al lusso(dove si mantiene il nome ma gli azionisti di maggioranza sono stranieri)o all'agroalimentare,di fughe di cervelli e anche di capitali e di aziende,quando c'è qualcosa di negativo a livello europeo siamo quasi sempre tra i primi della classe ed effettivamente nei giovani tra i quindici ed i ventinove anni che non lavorano,studiano e fanno formazione siamo proprio i primi in classifica.
Lasciando stare le palle propagandistiche sul job act che stanno già segnando un trend negativo dopo solamente un anno nei presunti occupati a tempo indeterminato,ecco che il 31,1% dei giovani italiani compresi nella fascia d'età tra i venti e i ventiquattro anni non fanno proprio nulla in un limbo morboso di galleggiamento,che sopravvivono grazie ai genitori nella maggior parte dei casi e sempre che anche loro non facciano parte di categorie come i disoccupati,esodati o cassa integrati.
L'altro lato della medaglia vede nazioni come Olanda,Lussemburgo,Danimarca,Germania e Svezia che hanno una percentuale di Need,l'acronimo inglese creato per questa categoria e che significa"Not
(engaged) in Education,Employment or Training",al di sotto del 10%.
L'articolo preso da Contropiano(contropiano )snocciola numeri e percentuali,Stati in perenne difficoltà come Italia,Grecia e Spagna ed altri dove lo stato sociale è forte e ben radicato nella cultura e nella società e guarda caso dove i giovani hanno prospettive future parecchio migliori rispetto che al bel paese.

L'Italia è il paese della "gioventù bruciata",il peggiore d'Europa.

di Stefano Porcari.
Un primato che mette i brividi. L’Italia si colloca al primo posto in Europa per il numero di Neet cioè i giovani che non lavorano, non studiano, non fanno formazione. La percentuale è la più alta, pari al 31,1% dei giovani tra i 20 e i 24 anni. Al secondo posto c’è la Grecia, dove la proporzione di Neet tra i 20 e i 24 anni è del 26,1%, dalla Croazia (24,2%), dalla Romania (24,1%), dalla Bulgaria (24%), dalla Spagna e da Cipro (22,2% in entrambi i paesi).
Nella classifica messa a punto da Eurostat emerge, infatti, che i paesi più vantaggiosi per il futuro dei giovani, sono i Paesi Bassi (7,2%), il Lussemburgo (8,8%), la Danimarca, la Germania e la Svezia (9,3% ciascuno), Malta e l’Austria (9,8%) e la Repubblica Ceca (10,8%). Al livello dell’Ue, quasi cinque milioni di giovani tra 20 e 24 anni, cioè il 17,3%, possono essere ritenuti Neet.
Tra il 2006 e il 2015 la proporzione di Neet tra i giovani di 20-24 anni è cresciuta di ben 9,5 punti percentuali in Italia passando dal 21,6% a 31,1%. Ed è un altro record a livello europeo visto che nello stesso periodo in Grecia la proporzione di Neet è cresciuta di 9,3 punti percentuali, in Spagna di 9 punti, a Cipro di 8,5 punti, in Irlanda di 7,8 punti, in Croazia +5,4 punti, in Romania +5,2, in Portogallo +4,9, nel Regno Unito +4,4, in Danimarca +4,3 punti e in Finlandia +4,1. In Germania, all’estremo opposto dell’Italia nel delta degli ultimi 9 anni, è stato registrato un calo di 5,9 punti percentuali.
Nell’insieme della Ue, Eurostat indica dati dividendo i giovani in tre fasce di cinque anni ciascuna (15-19, 20-24, 25-29 anni). Nella fascia 15-19 anni il 78,5% si occupa esclusivamente dello studio, l’11,3% studia e lavora, il 3,7% lavora, i Neet sono il 6,3%. Tra i 20-24 anni, il 33% studia, il 16,9% studia e lavora, il 32,6% lavora, i Neet salgono a 17,3%. Tra i 25-29 anni l’8,2% ancora studia, il 13,5% lavora e studia, il 58,5% lavora ma i Neet salgono ancora al 19,2%.

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