All'indomani della sentenza definitiva sulla strage di Stato avvenuta a Brescia il 28 maggio 1974 in Piazza della Loggia quando un ordigno fascista uccise otto persone ferendone un centinaio,la notizia mi lascia qualcosa di vuoto e non mi piace molto al di là del fatto che la matrice di estrema destra insabbiata dai servizi segreti è stata finalmente acclarata.
Se infatti Maggi e Tramonte,l'ex capoccia di Ordine Nuovo e il neofascista nonché fantoccio del Sid,hanno ottenuto l'ergastolo,altri nomi sono stati dimenticati almeno dalla giustizia italiana,ovvero i vari Zorzi,Rauti,Delfino e Maifredi:per alcuni di loro la morte è già sopravvenuta,per gli altri la libertà è ancora un supplizio per i parenti e gli amici delle vittime della strage.
L'articolo di Infoaut parla della sentenza della corte d'assise d'appello di Milano e della cronologia di questi 41 anni passati tra un processo e l'altro,con la sola consapevolezza di sapere già dallo stesso giorno chi fosse stato a compiere quella carneficina.
Vedi anche:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/04/unaltra-vittoria-per-lo-statoquello-dei.html .
Vedi anche:http://mascheraaztecaeildottornebbia.blogspot.it/2012/04/unaltra-vittoria-per-lo-statoquello-dei.html .
Strage di Piazza Loggia: 41 anni dopo il primo pezzetto di verità giudiziaria.
La
seconda corte d’assise di appello di Milano, mercoledì 22 luglio 2015, ha
comminato due ergastoli per la strage fascista, di Stato e della Nato di
Piazza della Loggia a Brescia, il 28 maggio 1974.
Condannati l’ex ispettore per il Triveneto del movimento
stragista e fascista Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi, e il neofascista –
e fonte dei servizi segreti, l’allora Sid, Maurizio Tramonte, alias “Fonte
Tritone”.
Questo l’esito del dodicesimo processo per l’eccidio che causò otto morti (la
nona vittima, Giacomo Corvini, morì nel 1976 a seguito dei danni riportati) e
oltre cento feriti, alle 10.12 del 28 maggio 1974, durante una manifestazione
antifascista indetto dall’allora Comitato Unitario Permanente Antifascista e dai
sindacati confederali in risposta alle continue provocazioni, intimidazioni,
pestaggi ed attentati di matrice fascista che nei mesi precedenti avevano
colpito la città, violenze figlie della liaison tra neofascisti,
industriali e pezzi delle “istituzioni”, diventate nel corso degli anni per la
narrazione mainstream…”deviate”.
41 anni dopo la strage, la seconda corte d’assise d’appello di Milano mette
quindi il primo, parziale, punto fermo giudiziario: quella strage fu di matrice
neofascista (e ordinovista) e fu orchestrata da Carlo Maria Maggi, medico
veneziano, allora ispettore di Ordine Nuovo per il Triveneto, condannato oggi
all’ergastolo, così come il neofascista ed ex Fonte Tritone dei servizi segreti,
Maurizio Tramonte.
In attesa delle motivazioni, e del probabile ricorso in Cassazione dei legali
dei due condannati, i giudici milanesi paiono aver fatto proprie le dure
critiche della Cassazione che, bocciando le precedenti assoluzioni disposte a
Brescia, avevano descritto Tramonte come soggetto troppo “intraneo” alla destra
eversiva per essere un semplice informatore, che peraltro “non raccontava ciò
che sapeva o aveva fatto”. Maggi invece fu “propugnatore” della strage, come già
confermato dal racconto di Carlo Digilio, l’armiere di Ordine Nuovo, poi
deceduto.
Fascisti, industriali e servizi: lo stesso milieu in cui maturarono
le numerose stragi, omicidi e violenze di quegli anni, prima tra tutte quella di
piazza Fontana del 12 dicembre 1969 a Milano, per cui però gli imputati – gli
ordinovisti, stavolta padovani, Franco Ventura e Franco Freda – sono andati
assolti, nonostante le sentenze abbiano accertato in modo indiscutibile la
responsabilità delle stesse cellule di Ordine Nuovo al centro del processo per
Piazza della Loggia.
Anche a Brescia, mancano ancora all’appello della verità –
giudiziaria, non certo di quella storica e delle migliaia di compagne e compagni
che vissero sulla propria pelle quegli anni, e di tutte e tutti quelli che nei
decenni successivi hanno portato avanti quella memoria nelle pratiche quotidiane
di lotta – i nomi precisi dei mandanti politici e delle coperture
istituzionali, nazionali (Carabinieri, come il generale Francesco Delfino, e
servizi stessi) e internazionali (Gladio e Nato) per decenni a tutela della
manovalanza fascista.
COMMENTI E ANALISI –
Il commento sulla sentenza dell’avvocato Federico Sinicato,
legale di parte civile al processo.
Il commento odierno di Saverio Ferrari, dell’Osservatorio
democratico sulle nuove destre e autore, giovedì 23 luglio, di un articolo sulla
sentenza apparso su “Il Manifesto”.
TRE INCHIESTE, DODICI PROCESSI: CRONOLOGIA –
2 giugno 1979 – I giudici della Corte d’assise di Brescia condannano
all’ergastolo Ermanno Buzzi e a dieci anni Angelino Papa mentre assolvono gran
parte delle 16 persone incriminate dal pm Francesco Trovato e dal giudice
istruttore Domenico Vino li condannano a pene inferiori per detenzione di
esplosivi o per altri attentati.
18 aprile 1981 – Buzzi e’ strangolato dai ‘camerati’ Mario Tuti e Pierluigi
Concutelli nel supercarcere di Novara, temendo che fosse intenzionato a fare
dichiarazioni nell’imminente processo d’appello.
2 marzo 1982 – I giudici della Corte d’assise d’appello di Brescia assolvono
tutti gli imputati, compreso Angelino Papa; nelle motivazioni definiranno Buzzi
‘un cadavere da assolvere’.
30 novembre 1984 – La Cassazione annulla la sentenza di appello e dispone un
nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici.
23 marzo 1984 – Il pm Michele Besson e il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi
aprono la seconda inchiesta. Imputati i neofascisti Cesare Ferri, il fotomodello
Alessandro Stepanoff e Sergio Latini.
20 aprile 1985 – La Corte d’assise d’appello di Venezia assolve tutti gli
imputati del primo processo bresciano.
23 maggio 1987 – I giudici di Brescia assolvono per insufficienza di prove
Ferri, Latini e Stepanoff. Ferri e Latini sono assolti anche dall’omicidio di
Buzzi che, secondo i pentiti, avrebbero fatto uccidere perche non parlasse.
25 settembre 1987 – La Cassazione conferma la sentenza di assoluzione dei
giudici della Corte d’appello di Venezia e pone fine alla prima inchiesta sulla
strage.
10 marzo 1989 – La Corte d’assise d’appello di Brescia assolve con formula
piena Ferri, Stepanoff e Latini.
13 novembre 1989 – La prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta
dal…famigerato Corrado Carnevale, conferma e rende definitive le assoluzioni di
Ferri, Stepanoff e Latini.
23 maggio 1993 – Il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi proscioglie gli
ultimi imputati dell’inchiesta bis. Quello stesso anno comincia la terza
inchiesta, quella “veneta”.
16 novembre 2010 – I giudici della Corte d’assise di Brescia assolvono tutti
i cinque imputati (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco
Delfino e Pino Rauti) con la vecchia insufficienza di prove. Revocata la misura
cautelare nei confronti dell’ex ordinovista Delfo Zorzi che vive in Giappone,
protetto ancora oggi.
14 aprile 2012 – La Corte d’appello di Brescia conferma la sentenza di primo
grado mandando assolti i quattro imputati, Zorzi, Maggi, Tramonte e Delfino, per
i quali era stato proposto ricorso dalla procura.
21 febbraio 2014 – La Cassazione stabilisce che un nuovo processo dovra’
accertare le responsabilita’ di due degli imputati che nei processi di primo e
secondo grado erano stati assolti: Maurizio Tramont e Carlo Maria Maggi. Assolto
definitivamente Delfo Zorzi.
22 luglio 2015 – La Corte di assise di appello di Milano, nel processo-bis di
secondo grado, condanna all’ergastolo Maggi e Tramonte.
tratto da radio onda
d'urto
Nessun commento:
Posta un commento