mercoledì 20 maggio 2009

IL REGIME E LA (DIS)INFORMAZIONE


Le nomine Rai di oggi a ridosso delle elezioni hanno portato come si poteva scommettere volti amici al governo e soprattutto al dittatore Berlusconi che per accaparrarsi sempre più potere in data odierna ha assunto praticamente il monopolio della disinformazione italiana.
Il direttore generale della Rai(la tv di Stato,per intenderci...)Mauro Masi,che ha ottenuto alte cariche governative fra cui, più volte, quella di Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Capo di Gabinetto del Vice Presidente del Consiglio dei Ministri durante il governo Berlusconi II e Berlusconi III,ha nominato direttore di Rai1 Mauro Mazza(ex direttore Rai2)e Augusto Minzolini direttore del Tg1.
Mentre Mauro Mazza è una banderuola pronta a girarsi al vento che tira(ha pur sempre però cominciato la carriera giornalistica scrivendo per il"Secolo d'Italia",il quotidiano dei fasci da sempre)Minzolini è un simil Emilio Fede scodinzolante,un cane da riporto del premier che ha detto che l'antiberlusconismo è il male peggiore che attanagli l'Italia in questo periodo(!).
Ma del Minzolini ho una più ampia descrizione della merda che è grazie al sito"Giornalettismo"
ripreso da Senza Soste.
Nell'ultima foto il direttore Rai(freudianamente avevo digitato Rsi!) MauroMasi(il primo a destra)assieme a Enrico Montesano(ultimamente visto in Abruzzo assieme a quei cari ragazzi di CasaPound),Tony Renis e Giuseppe Valentino senatore fascista...tutti insieme si canta e si festeggiano i soldi piovuti dall'alto per...non si dice,intanto qui non è reato!
Chi è il nuovo direttore del TG1.

Che Augusto “Pinocchiet” Minzolini sia ormai quasi ufficialmente il direttore del Tg1 con stipendio a carico nostro rappresenta non soltanto la giusta punizione per chi continua a pagare il canone. E’ anche il giusto coronamento di una carriera giornalistica che, nonostante i numerosi tentativi d’imitazione (Francesco Verderami sul Corrierone ne è il degno erede) rimane unica. Minzolini infatti è intanto l’unico esempio di giornalista che ha avuto l’onore di vedere coniato sul suo cognome un sostantivo (il “minzolinismo“) dal significato assai chiaro: “Forma di giornalismo che si basa sulla raccolta di dichiarazioni anche informali di uomini politici, senza alcuna verifica delle informazioni raccolte“. Parola dell’Annale del lessico contemporaneo italiano nell’edizione del 1996. Tredici anni fa, e sembra ieri.Bei tempi, quelli, per il mitico Minzo: stava per rimediare una rubrica su Panorama ed era sempre pronto a pubblicare retroscena e interviste che immancabilmente venivano pubblicamente smentiti dagli interessati, a volte persino con strascichi giudiziari. Le informazioni il mitico Minzolini le rimediava in tutti i modi possibili, e il fatto che si vantasse privatamente di aver sentito una certa chiacchiera - sulla quale aveva costruito la solita articolessa - nel bagno della Camera, mentre stava espletando le sue funzioni fisiologiche, dà l’esatta dimensione del personaggio. Che, per fare un paragone con i classici latini, somiglia più a Cornelio Nepote Svetonio che a Sallustio: mentre il secondo raccontava la storia, il primo ritraeva i propri personaggi guardandoli dal buco della serratura. Un po’ come Lino Banfi che spia Edwige Fenech in quei film da segaioli degli anni ‘70.Poi, la svolta: negli ultimi anni Minzolini è diventato il cantore ufficiale del berlusconismo in forma di retroscena retroscenoso retroscenante. E ormai mitica rimane nel ricordi di tutti questa meravigliosa “intervista” (lo metto tra virgolette per rispetto della parola) uscita in piena campagna elettorale, sulla questione Alitalia: “Inutile che gli altri ci scherzino su - esordisce il Cavaliere - la cordata italiana esiste, eccome. I nomi sono diversi, dalle banche a quelli che in questi giorni mi hanno confidato il loro interessamento. Da Ligresti, a Benetton. Poi naturalmente c’è Mediobanca. E ce ne sono molti altri, come l’Eni che ha tante risorse, che può partecipare direttamente all’operazione“. L’inchiostro sulle pagine della Stampa è ancora fresco quando Mediobanca ed Eni vergano alle agenzie di stampa una smentita dai toni talmente vibranti da far arrossire di vergogna qualsiasi professionista dell’informazione. A Minzolini invece gl’arimbarza, come dicono a Roma: “Ne ho presi due su quattro, sono ampiamente sopra la mia media!“, avrà anzi detto al direttore per giustificarsi . E il giorno dopo lui è pronto a lanciarsi in nuove avventure, cantando a squarciagola “Io diventerò qualcuno“. A noi non resta che tenere in caldo la pentola e preparare i popcorn: l’informazione è anche spettacolo, e che il Tg1 si dedichi all’avanspettacolo prima o poi dovevamo aspettarcelo. La cosa triste è che purtroppo il biglietto dobbiamo pagarlo lo stesso, anche se non ci va di godercelo.

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